Leggiamo il seguente articolo apparso su Doctor33:

Se la gente non si fida dei vaccini forse non è colpa dei social o di pseudoscienziati imbonitori, dei vaccini commercializzati prima della fine delle sperimentazioni o dei media dove troppo presto si ricollegano morti sospette a lotti di particolari case farmaceutiche.

La fiducia nei vaccini, secondo il rapporto Eurobarometro di marzo 2019,  sembrerebbe essersi incrinata nella popolazione tutta in un anno, il 2018.

Una ricerca presentata all’Università Statale di Milano al convegno “Scienza e Dogmi” a cura della Fondazione Allineare Sanità e Salute, Gruppo NoGrazie Isde Medici per l’Ambiente, Slow Medicine e Medicina Democratica (insieme all’Associazione Italiana per l’Agroecologia, introdotto dal delegato dal Rettore per la Sostenibilità) spulcia i dati dell’ultimo rapporto e del precedente.

Eurobarometro di quest’anno segnala come una maggioranza relativa, un 48% degli europei ritenga i vaccini talora forieri di eventi avversi gravi (46%, in Italia; in Francia la maggioranza assoluta: 60%), ma nel precedente rapporto solo una minoranza contenuta della popolazione dubitava della sicurezza dei vaccini.

Sempre a sorpresa, internet e i social non risulterebbero, dalle parole degli intervistati nei Report fonti molto importanti per informarsi sulla salute: in Italia solo il 5% dei rispondenti consulta (anche) i social e il 10% altri siti internet (un po’ meno che in Europa). Ma attenzione ai seguenti dati: in Italia solo l’1% considera affidabili i social e il 4% altri siti internet. Ancor meno in Europa; in Francia i social hanno affidabilità zero. «Si smentisce implicitamente la credenza che internet e i social stiano avendo ruoli di rilievo nell’esitazione vaccinale», concludono gli autori della ricerca.

Risulterebbe non solo intaccata ma addirittura crollata la fiducia nella sicurezza dei vaccini in meno di un anno. Ci si chiede nella relazione se il battage pro vaccini fatto a ragion veduta dal mondo medico non abbia scatenato nel pubblico anticorpi, peraltro forse più diretti al tono dell’informazione che alla scienza stessa.

Il convegno, cui partecipavano anche Csermeg, Wonca Italia, e le associazioni per l’agricoltura biologica Firab-Aiab-Rirab, ha fatto emergere le non superficiali sfumature che distinguono il “Patto trasversale per la Scienza” firmato da illustri ricercatori (Roberto Burioni, Silvio Garattini) nonché da politici come Beppe Grillo e Matteo Renzi a inizio anno, e l’Appello per una scienza al servizio della comunità sostenuto due mesi dopo dalle associazioni promotrici del convegno milanese. Il primo invoca non tolleranza verso forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica come il negazionismo dell’AIDS, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove: «Un rigore condivisibile, ma contraddetto dal fatto che parte delle attuali pratiche mediche non risulta basata su prove scientifiche decorose, senza che ciò sollevi gli strali degli estensori dell’appello».

Al contrario i promotori del convegno ritengono che «mantenere la tolleranza, anche nel dibattito in campo scientifico, sia una delle più importanti lezioni dei filosofi del Novecento» e che «la scienza, libera da interessi e pressioni, possa risolvere i problemi, non in base a pregiudizi o esclusioni da parte degli scienziati numericamente prevalenti in un certo periodo, ma applicando con rigore il criterio della ricerca osservazionale e sperimentale e accettando sempre di rimettere in discussione o ampliare le precedenti conoscenze. Ciò trova anche riscontro nell’art. 33 della Costituzione (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”), dove si implica che un dibattito fondato sul metodo scientifico non può essere soppresso, tanto meno da istanze privatistiche».

Articolo di Mauro Miserendino tratto da Doctor33 del 27-5-19.

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