Coronavirus, c’è lo studio sui primi malati
Non si sa ancora nè da dove venga nè come si diffonda. Non è contagioso come un raffreddore, pur appartenendo alla stessa famiglia. È, per il momento, poco virulento.
Colpisce più facilmente le persone deboli: i diabetici, i cardiopatici, i grandi fumatori oltre a chi soffre di malattie respiratorie e di tumori. Ma i casi mortali si sono verificati in persone che hanno sviluppato anche infezioni batteriche e da funghi.
La fotografia del nuovo coronavirus nCoV che imperversa in Cina e che – proprio perché sconosciuto – ha costretto il governo ad attuare militaresche misure di contenimento, è stata scattata dalla rivista Lancet. Lo studio, pubblicato oggi, descrive il decorso in 99 pazienti ricoverati al Jinyintan Hospital di Wuhan. Cliccate qui.
I dati sono stati raccolti in modo retrospettivo. E gli esami sierologici che attestano la presenza del nuovo virus sono stati confermati da 4 enti scientifici. “Il campione dei partecipanti allo studio non è stato più ampio poiché molti casi non sono stati verificati” hanno scritto gli autori.
Dei 99 ammalati, 47 hanno lavorato per lunghi periodi al mercato del pesce di Huanan come venditori o gestori del mercato (in quelle bancarelle sono esposti animali vivi oltre a frutti di mare);
2 erano acquirenti;
50 avevano malattie croniche;
74 hanno sviluppato polmonite bilaterale;
11 sono peggiorati in poco tempo e sono morti. Questi ultimi hanno sviluppato infezioni batteriche e da funghi.
Età media 55 anni. Nessuno dei 99 era medico o infermiere.
La maggior parte dei pazienti ha presentato sintomi lievi e buona prognosi.
La cronaca.
Dall’8 dicembre 2019 sono stati segnalati diversi casi di polmonite di eziologia sconosciuta a Wuhan, nella provincia di Hubei.
Ma il nuovo coronavirus si scopre solo il 7 gennaio, identificato dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), da un tampone alla gola di un paziente. È stato nominato “2019-nCoV” dall’OMS.
Gli autori perciò ribadiscono che le informazioni relative all’epidemiologia sono scarse.
La maggior parte dei pazienti (75%) ha ricevuto un antivirale. Il 45% più di un antibiotico e il 25% un solo antibiotico.
Degli 11 pazienti deceduti, 3 erano forti fumatori (69 e 61 anni) e non avevano altre malattie; 8 erano affetti da linfopenia (si è poi osservato che l’infezione da nCoV abbassa notevolmente il numero dei linfociti, in altre parole, rende immunodepressi); 7 avevano polmonite bilaterale, 5 avevano più di 60 anni, 3 avevano ipertensione.
Le velocità di trasmissione sono sconosciute; tuttavia, ci sono prove della trasmissione da uomo a uomo. Scrivono gli autori: “Nessuno dei 99 pazienti che abbiamo esaminato era personale medico, ma sono stati segnalati 15 operatori sanitari con infezione nCoV, 14 dei quali si presume siano stati infettati dallo stesso paziente”.
Limitatamente a questo studio, l’ nCoV ha mostrato una letalità dell’11%. La Sars ha un tasso di mortalità superiore al 10%, la Mers superiore al 35%.
I coronavirus Sars e Mers possono essere trasmessi direttamente all’uomo da zibetti e cammelli dromedari, ed entrambi i virus provengono da pipistrelli, ma – gli autori ribadiscono – l’origine di nCoV necessita di ulteriori indagini.