Le tasse degli italiani a Bill Gates
L’Italia si sta impoverendo. Sempre più professionisti, imprenditori, commercianti, addetti ai servizi di bar, ristorazione e turismo, sono a un passo dal perdere il lavoro. Con lo stesso ritmo cresce il costo della vita: rincarano le bollette e aumenta la spesa dei generi di prima necessità. Chiunque abbia fatto la spesa al supermercato negli ultimi sei mesi si è accorto dell’impennata dei prezzi di fine lockdown. A ciò si aggiungano le carenze, ormai datate, di Istruzione e Sanità.
In mezzo a tutto ciò, il primo ministro Giuseppe Conte ha annunciato che verserà un generoso contributo, pari a 287,5 milioni di euro, a due organizzazioni vicine a Bill Gates. La somma non è un regalo di Conte ma dello Stato italiano. Cioè nostra.
Stiamo facendo beneficienza, senza saperlo, a una fondazione molto ricca che dal 2006 chiede sostegno a tutti i Paesi benestanti, per sostenere le ricerche sui vaccini e aiutare (con le vaccinazioni) i Paesi poveri. Giusto o sbagliato che sia, non è il punto. Non entriamo nel merito, per ora. Poiché vi sarà sempre qualcuno che non condivide le ragioni per le quali il proprio Paese decide di spendere il denaro pubblico.
Lo scandalo
In questo caso però non si tratta della volontà di un Paese. Ma solo della decisione del premier Giuseppe Conte. Il Parlamento non si è espresso a riguardo. Non ha scelto di devolvere quella cifra agli enti che ruotano attorno a Gates.
Qui potete ascoltate il dissenso del parlamentare Claudio Borghi e nella foto allegata leggere l’articolo della Verità del 5 giugno.
Andiamo con ordine
Nel decreto rilancio che verrà discusso la settimana prossima in Parlamento e che contiene 280 articoli (“tutti potenzialmente modificabili” fa presente Borghi) ce n’è uno che prevede un finanziamento di 150 milioni di euro da devolvere, dal 2026 al 2030, in 5 rate da 30 milioni ciascuna, all’International finance facility for immunization (Iffim). Si parla anche di un secondo finanziamento, di 5 milioni, da donare quest’anno alla Coalition for epidemic prepararedness innovations (Cepi)
“Entrambe le strutture sono legate alla galassia Microsoft” scrive La Verità. “La prima è uno strumento finanziario che immette sul mercato delle obbligazioni i ‘vaccine bonds’ per raccogliere risorse da destinare a Gavi Alliance, l’alleanza mondiale dedicata alle vaccinazioni (partnership fra soggetti pubblici e privati), lanciata nel 1999 da Bill e Melinda Gates”.
Tuttavia, qualche giorno fa (il 4 giugno), mentre il nostro premier era a Londra al vertice dell’Alleanza Gavi con altri 35 capi di Stato, ecco che sono saltate fuori le sorprese. Conte ha annunciato che aumenterà notevolmente il contributo che lo Stato italiano devolverà come risposta al Covid 19. Vi sarà una nuova sovvenzione di 120 milioni di euro da aggiungersi ai 155 previsti nel decreto bilancio.
In spregio alle istituzioni
Conte ha già deciso di usare quel denaro senza coinvolgere il Parlamento. Si può fare? No, che non si può. “Durante i lavori in aula quell’articolo potrebbe cambiare – ha spiegato Borghi. Ad esempio la cifra potrebbe sostenere altre fragilità del Paese, i disoccupati, i disabili, le scuole. Perciò – conclude Borghi – invito il premier a telefonare a Gates e ad avvisarlo che il finanziamento non è affatto sicuro”.
Il vento antidemocratico
Al momento, a contestare la decisione dell’uomo solo al comando pare siano stati solo il parlamentare leghista Claudio Borghi e il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. E gli altri?
Il precedente
Ci si chiede come mai la prima rata della (probabile) donazione che Conte vorrebbe destinare a Bill Gates decorra dal 2026 quando a settembre dovrebbe arrivare già nelle nostre Asl il vaccino Moderna, quello in pole position, finanziato proprio dal fondatore di Microsoft.
Qui trovate le risposte. “Una prima tranche di fondi era stata elargita già dal governo Berlusconi all’International Finance Facility for Immunization (Iffim): la finanziaria 2006 stabilì un contributo di 504 milioni di euro, con versamenti annuali, fino al 2025, con un onere pari a 3 milioni per il 2006, a 6 milioni per il 2007 e valutato in 27,5 milioni a decorrere dal 2008″. In sostanza, fino al 2025 c’è la copertura di mezzo miliardo”.
La finanziaria 2006, almeno, fu votata dal Parlamento.
Vessati e obbligati
Ci piacerebbe che almeno quest’anno e non, come accadde con la legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale, il Parlamento “svincoli” la salute di tutti cittadini, da 0 a 90 anni, da qualsiasi condizione o ricatto.
Di più: che non sia complice della diffusione di false illusioni sui vaccini anti influenzali. I quali, anche quando funzionano, non proteggono dai centinaia di virus para influenzali circolanti da ottobre ad aprile che danno gli stessi sintomi dell’influenza. Si chiarisca anche il ruolo dell’anti pneumococco (che protegge solo da 13 ceppi di un tipo solo di polmonite).