C’è prima l’uomo o l’interesse (della scienza e della svolta green)?
Il Comitato per l’etica della Biomedicina, CIEB, ha espresso un parere sul primato dell’essere umano rispetto ad altri interessi, quelli che il governo, dall’inizio della pandemia a oggi, ha indicato come prioritari e ineluttabili.
Qui trovate il testo per esteso.
Proviamo a riassumerlo e a riflettere insieme.
Ricordiamo che il CIEB è un network internazionale formato da docenti universitari di varie discipline nato con l’intento di portare la riflessione bioetica al centro della gestione del Covid. Ogni scelta politica e ogni legge, infatti, non possono fare a meno dell’etica, ossia di quell’insieme di riflessioni sulle conseguenze delle decisioni che fanno di un politico un buon politico (e oggi un politico da votare) e rendono uno Stato a misura d’uomo.
Ad esempio: è stata utile la DAD agli scolari? O ha causato danni? E se ne ha fatti come possiamo porvi rimedio ed evitare di riproporla in futuro? Quanta involuzione ha portato alla società la trascuratezza degli anziani? Il far mancare loro la vicinanza degli affetti nel momento più delicato, la malattia grave per alcuni o il trapasso per altri? E ancora: che senso ha oggi impedire l’accesso nelle RSA ai familiari con la scusa che “il decreto di Speranza vieta l’accesso a chi è ‘solo’ guarito o a chi ha ‘solo’ un tampone negativo”? Come se non fosse abbastanza evidente che i tris vaccinati sono assai più esposti all’infezione da Covid dei guariti.
Sulla campagna vaccinale
Afferma il CIEB: “L’incertezza circa la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, e per converso la certezza circa la loro natura sperimentale, sono oggi ben note: ma è appena il caso di ricordare che lo erano molto meno nel novembre 2021, quando il CIEB richiamava – per la prima volta in Italia – l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che i “vaccini” in questione erano stati autorizzati, in via condizionata e provvisoria, sulla base di un regolamento europeo applicabile a «medicinali» per i quali non fossero forniti «dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficacia».
Una costante: anche i nuovi vaccini sono stati autorizzati con dati scarni
“A quasi un anno di distanza dal suo Parere, il CIEB non può fare a meno di constatare – tra l’indifferenza della politica, dei media e conseguentemente dell’opinione pubblica – che l’assenza di dati oggettivi in merito alla sicurezza e all’efficacia dei cosiddetti vaccini è divenuta il tratto caratteristico ed essenziale destinato a stimolare e ad accelerare l’intera campagna vaccinale, in Europa come nel resto del mondo.
Una conferma in tal senso è fornita dalla decisione della Food and Drug Administration statunitense di autorizzare nuovi vaccini per le varianti del Covid pur in assenza di qualsiasi studio clinico; un’altra conferma è fornita dalla raccomandazione dell’European Medicines Agency di autorizzare nuovi vaccini per le varianti Ba.4 e 5 del Covid sulla base dei dati ottenuti per i vaccini relativi alle precedenti varianti Ba.1 e 2, a loro volta ottenuti mediante mera comparazione con i dati di laboratorio – e, quindi, non clinici – relativi ai vaccini concepiti per la versione primigenia del Sars-CoV-2; un’ulteriore conferma è fornita dall’invio massiccio di vaccini nei Paesi africani – cui ha contribuito anche il governo italiano donando 100 milioni di euro alla GAVI Alliance, come segnalato dal CIEB nel suo XIV Parere del 19 agosto 2022 – ciò che potrebbe condurre alla accidentale o incauta somministrazione di vaccini adenovirali a soggetti sieropositivi; ma la conferma più eclatante è fornita dalla comunicazione della Commissione europea del 2 settembre 2022, in cui si afferma, in modo emblematicamente apodittico, che «lo sviluppo dei vaccini Covid-19 può essere considerato un trionfo scientifico (sic!) e si stima (sic!) che il loro successo nell’implementazione abbia salvato circa 20 milioni di vite (sic!) in tutto il mondo».
I poteri speciali di Draghi
“Questo scavalcamento delle evidenze scientifiche avviene mentre in Italia si discute più o meno oziosamente dei «poteri speciali» che il Presidente del Consiglio ha ritenuto di disciplinare in materie di rilevanza strategica solo dopo la crisi di governo e le sue dimissioni, nell’assoluto silenzio dei media e della politica e, soprattutto, al culmine del periodo più buio dell’intera storia repubblicana per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali”. Antefatto: l’11 settembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un Dcpm di un solo articolo che conferisce poteri speciali al Presidente del consiglio (la possibilità era stata inserita in una legge del 2012) in materia di difesa e sicurezza, energia, trasporti e comunicazioni”. Il Dcpm entrerà in vigore il 24 settembre, i “poteri speciali” in questi settori verranno conferiti al prossimo presidente del Consiglio.
A cosa è servita la pandemia
…” dovrebbe essere di palmare evidenza che la cosiddetta pandemia è servita, prima di ogni altra cosa, a sdoganare la strategia volta a legittimare l’adozione di meccanismi e strumenti premiali ispirati ai principi dell’economia comportamentale e finalizzati all’instaurazione di regimi neomalthusiani di stampo totalitario mediante l’utilizzo del terrore, della propaganda e dello scientismo; e mentre già si delineano le nuove emergenze pianificate dalle corporazioni finanziarie multinazionali in grado di controllare in profondità, su scala globale, i circuiti scientifici, tecnologici, produttivi, industriali, culturali, mediatici e politici”.
Le prossime restrizioni saranno ineluttabili?
“Poiché da più parti si colgono segnali in grado di far presagire che, qualsiasi governo nascerà dalle prossime elezioni politiche, gli italiani si troveranno comunque a fronteggiare ulteriori restrizioni ispirate a nuove emergenze sanitario-climatico-energetiche, il CIEB ritiene necessario ribadire fin d’ora, ancora una volta e con forza, il principio del primato dell’essere umano sugli interessi della società e della scienza, come recepito anche da strumenti di diritto internazionale”.
Il primato dell’uomo
“Il principio del primato dell’essere umano, richiamato in diversi Pareri del CIEB, non ha che una sola declinazione: guidare le scelte politiche e le decisioni normative concernenti le applicazioni dei risultati scientifici conseguiti, in particolare, nei campi della genetica, della biologia e della medicina, ossia le applicazioni tecnologiche che più di altre suscitano dubbi e sollevano interrogativi etici in merito alla salvaguardia dell’integrità psico-fisica dell’essere umano e alla tutela della dignità e dei diritti fondamentali dell’uomo”.
Se si dice che chi dissente è psichiatricamente labile
Il CIEB ritiene improcrastinabile:
– riportare i principi e i valori cui si ispira la riflessione bioetica e biogiuridica al centro del processo di revisione della gestione del Covid – che talune istituzioni pubbliche e private stanno avviando solo ora, con ingiustificabile ritardo, a emergenza apparentemente conclusa – superando in particolare la sterile contrapposizione tra dati scientifici su cui indulgono in modo strumentale gran parte dell’accademia, la politica, i media e, conseguentemente, l’opinione pubblica;
– creare le condizioni affinché la società civile possa dotarsi degli strumenti intellettuali e culturali necessari per valutare criticamente le misure di gestione della cosiddetta pandemia, nonché quelle che saranno adottate per gestire le future, nuove emergenze, tenuto conto della diffusa tendenza, avallata anche dalle istituzioni, a ridicolizzare, criminalizzare o addirittura psichiatrizzare le opinioni dissenzienti e minoritarie, riducendole a teorie cospiratorie o complottismi di varia natura e finalità”.
Cosa è urgente
“- anche in considerazione delle gravi violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali commesse durante la gestione del Covid, tali da prospettare veri e propri crimini contro l’umanità, riaprire il dibattito sull’esigenza di demedicalizzare la società – allo scopo di recuperare e valorizzare la funzione tradizionale della medicina – e di rivedere, più in generale, nozione e prospettive del progresso tecnologico allo scopo di salvaguardare i diritti dell’uomo nei confronti della biomedicina, delle biotecnologie e delle “tecnologie convergenti” verso la prospettiva postumana e transumana, con specifico riferimento alle nanotecnologie, alle tecnologie dell’informazione e comunicazione, alle applicazioni delle neuroscienze, alla biologia sintetica, all’intelligenza artificiale e alla robotica”.