Brexit: i sondaggi malati
Sempre più spesso, negli ultimi decenni, i sondaggi elettorali o referendari sono diventati uno grimaldello per influenzare gli elettori più che uno strumento di misura che aiuta a comprendere. Putroppo o per fortuna è così. E avendo lavorato a lungo nel settore conosco tutto il disagio che avvolge i colleghi che sono alle prese con questo tipo di realtà: vengono tirati per la giacca (per usare un eufemismo) e spesso travisati a tutto vantaggio di un titolo, di uno scoop, di una novità inattesa. Vediamo un ottimo esempio di quel che può accadere anche all’estero e non solo in Italia…
In Uk si sta andando a votare per la cosiddetta Brexit il 23 giugno: volete che la Gran Bretagna resti o lasci l’Unione Europea? A questa domanda che appare semplice semplice verrà data risposta in quella data. Facciamo qualche considerazione. Fino ad ora i sondaggi indicavano una prevalenza del fronte di coloro che vogliono che UK rimanga un membro della EU. Ora esce un sondaggio (doppio telefonico e online) che darebbe un responso diverso: maggioranza 52 vs 48 per l’uscita.
Ma attenzione! Al di là delle considerazioni sull’erorre campionario (ovvero quello che genera una forchetta all’interno della quale il numero stimato può collocarsi con un certo grado di probabilità), vorrei che vi soffermaste ad osservare come la ponderazione dei dati (il processo che permette di uniformare il campione all’universo di riferimento secondo alcuni parametri) sostanzialemente inverta il risultato non pesato (n. interviste: 400 vs 389) rispetto a quello pesato (384 vs 406).
Il fenomeno è possibile e anzi accade spesso, ma serve a capire quanto sia importante il metodo di ponderazione prescelto e le procedure seguite per giungere alla ponderazione finale del campione. Il caso che abbiamo segnalato ci autia molto perchè è riportato tutto in questo documento. Ma un lavoro come quello fatto da ICM Research spesso (o quasi mai) trova una trasparenza così esplicita anche nel nostro paese. Ed è invece proprio su questo che si possono misurare (almeno per gli addetti ai lavori) la bontà e l’accuratezza del lavoro svolto e soprattutto la confrontabilità tra i risultati propsoti da istituti differenti: sapere se in una ponderazione si tiene conto di un parametro o meno, se sono i medesimi parametri e così è uno dei modi di andare davvero in profondità.
Se un istituto non tiene ad esempio conto del livello scolare dei rispondenti, rischia di sovrastimare certi partiti a svantiaggi di altri, e così via. Semplice no?
Così semplice che un dibattito serio su queste tematiche (che riconsoco essere un po’ noioso) non c’è. E forse è per questo che spesso i “sondaggiari” vengono presi come degli azzeccagarbugli più che degli “scienziati”. Ovviamente ci sono fior fiore di eccezioni in Italia e di professionsiti seri e preparati. Ma vi assicuro che ve ne sono altrettanti che andrebbero invece allontanati da questo tipo di professione e di possibilità di influenza degli elettori…