Capita sempre più di frequente che, all’interno delle aziende, si crei una frattura di comunicazione tra coloro che vi lavorano dovuta principalmente alla differenza di età…. ovvero di Generazione. Sì, perchè da quando (seppur con grande fatica e lentezza in Italia, magari più velocemente in altri paesi) le nuove forze lavoro entrano e crescono di importanza e ruolo negli organigrammi, si scopre quanto sia “difficile” riuscire a dialogare e a trarre il massimo da ciascuno.

Si tratta infatti di un mondo (almento quello italiano) dominato da manager delle generazioni precedenti (Baby Boomers e Generazione X, e in qualche caso anche Silent Generation, Caprotti docet) che si trova talmente in difficoltà nel gestire il personale che spesso getta la spugna e chiede (saggiamente) aiuto.

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Negli Stati Uniti alcune grandi società, in particolare nel settore finanziario, hanno assunto dei “mediatori culturali” o faremmo meglio a chimarli “mediatori generazionali” per insegnare ai manager e agli impiegati le “regole” per riuscire a remare tutti nella stessa direzione e non scambiare un comportamento (ad es: l’arrivare in ritardo ad una riunione) per un significato che non è condiviso (per un Millennial, ad esempio, non significa mancanza di rispetto) o non tenere in considerazione alcune interazioni molto importanti per il successo (ad es: un Millennial ha bisogno di feedback continui, anche più volte al giorno). In questo caso, come ho illustrato nel libro che ho scritto riguardante i Millennials, si può parlare di una forma di “like” paragonabile a quella di Facebook (peraltro in declino tra i Millennials) per non rischiare di crollare dietro alla fragilità della non comprensione dei propri compiti ed obiettivi.

I temi sono molto più complessi, e chi volesse può approfondirli qui, anche se in questa fase, almeno in Italia, prima delle incomprensioni all’interno delle aziende (e ovviamente della PA!), il vero tema è il fatto che i giovani non trovano lavoro. Ma nonostante il ritardo dell’emersione di questa criticità, non sono così ottimista sul fatto che le aziende e i manager si faranno trovare pronti nel momento in cui accadrà. Staremo a vedere se e come si gestirà il conflitto comunicativo a livello generazionale.

 

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