Secondo un rapporto di Trackx il mondo è totalmente pervaso dai social network, al punto che la definizione di online/offline sta assumendo un significato quasi inverso: le cose accadono prima in Rete e successivamente nel mondo “reale”. I dati sono impressionanti non tanto per il numero in sé, quanto per i tassi di crescita ancora a doppia cifra. Ci sarebbero allo stato attuale 2,8 miliardi di persone che utilizzano i social network, con un incremento pari al 22% solo nell’ultimo anno.

Domina Facebook con un’audience stimata di 1,9 miliardi di persone che vi accedono almeno una volta al mese e nel 75% dei casi vi trascorrono più di 20 minuti al giorno. Segue Youtube con 1 miliardo di persone e più di 2 milioni di video visti al minuto. In terza posizione Instagram con 600 milioni di utenti mensili, Twitter 317 milioni, Pinterest anch’esso con 317 milioni, Linkedin 106 e Reddit 85 milioni.

Connettersi, soprattutto dagli smartphone, è un’abitudine talmente consolidata da non essere quasi più percepita come “qualcosa d’altro” rispetto al vivere comune. All’interno della vita, al pari di mangiare, bere, lavarsi ecc. è ormai qualcosa di assolutamente normale nella percezione della propria esistenza, in particolare nelle nuove geenerazioni (Millennials e Generazione Z). In Cina, secondo alcuni studi di settore, l’uso di pattaforme quali WeChat, nata come un instant messaging simile a Whatsapp, ma divenuta sin dagli albori un ecosistema in cui poter effettuare qualsiasi tipo di navigazione e transazione, ormai domina le giornate dei giovani e meno giovani, in un incessante scrolling e click che non conosce orari e confini. In Italia generalmente in ritardo su tanti aspetti, come ad esempio sulle infrastrutture digitali necessarie alla Rete, da anni si contano più utenze telefoniche mobili (sim) che abitanti. E l’informazione corre ad una velocità tale da non permettere l’assimilazione di una notizia (comprese quelle fake) e la riflessione sulla stessa, senza che essa sia superata nel giro di qualche tempo da un nuovo scoop o una nuova breaking news.

La selezione delle fonti e il riconoscimento dell’interpretazione dei contenuti diviene sempre più difficile, non tanto per la mancanza di obiettività di chi la riporta, ma per la confusione che spesso regna in Rete. Il tutto a vantaggio di chi preferisce confondere piuttosto che informare. A chi preferisce sedurre (anche solo per accappararsi un like in più) piuttosto che ragionare. Su questo terreno si giocano partite molti importanti che travalicano l’intrattenimento tra cerchie di amici per cui erano nato queste piattaforme: politica, economia, guerre, sanità, interessi grandi e piccoli che vengono indirizzati da flussi informativi sempre meno mediati e sempre più incontrollabili. What comes next?

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