Ha preso il via su Rai2 una interessantissima trasmissione (almeno per questo blog che tratta di numeri, segnali e rumori) che propone due temi apparentemente lontani come le statistiche dell’ISTAT e la comicità in tutte le sue forme (dall’ironia alla battuta) sull’onda dell’improvvisazione: mi riferisco a Data Comedy Show. Confesso un mio enorme conflitto di interessi (così poi non vale criticarmi a tal proposito): conosco gli autori e alcuni dei partecipanti, soprattutto per averli frequentati virtualmente durante le chiusure del lockdown. Tuttavia il valore della trasmissione l’avrei riconosciuto comunque: riuscire nell’intento di “giocare” con dei numeri ufficiali e certificati dalla massima istituzione pubblica italiana e renderli divertenti non è cosa da poco. Soprattutto perchè il pubblico cui si rivolge è mediamente giovane e conta sulla riproposizione di spezzoni via social di un’audience che non è più abituata a fruire dei programmi attraverso i palinsesti di broadcast tradizionali (detto in parole povere con il telecomando in mano davanti alla tv). Le statistiche presentate non sono troppe (almeno così è stato nella prima puntata) e vengono presentate sotto forma di quiz a coppie di comici (che si succederanno nelle puntate e che rappresentano il meglio del panorama italiano attuale e soprattutto futuro – vedi immagine) impegnati a capire di che tipo di dati si trattano. Il secondo ingrediente sono le improvvisazioni (disciplina non semplice) con giochi  inframmezzati da contributi video molto divertenti. Le ipotesi bizzarre sui numeri, gli scambi con il conduttore e le altre figure, i giochi e le battute a raffica, non fanno perdere valore ai “dati veri” su cui si converge.

Cosa c’è di più rivoluzionario – in quest’epoca – di riuscire a scherzare e ridere su dei numeri e delle statistiche, senza perdere di vista la concretezza che ci sta dietro?

 

 

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