Giovani voti per vecchi leader
Sono poco meno di 2 milioni e trecentoventimila i nuovi elettori che affronteranno le elezioni politiche italiane per la prima volta. Inseriranno il 25 settembre 2022 la loro scheda nell’urna che decreterà i nuovi deputati. Per il Senato saranno poco più di 6 milioni e mezzo (perchè per la prima volta con l’approvazione della Legge costituzionale AS. 1440-B “Modifica all’articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l’elezione del Senato della Repubblica“ l ‘8 luglio 2021 è stata abrogata la previsione che limitava l’elettorato attivo per il Senato a coloro che avevano compiuto il venticinquesimo anno di età). Il PD al Senato nel 2018 prese in totale 7.330.931 voti (poco meno di 1 milione di differenza con i neo votanti al Senato nel 2022).
Si tratta di un numero di elettori in grado di spostare gli equilibri in modo a dir poco decisivo. Basti pensare che nelle elezioni del 2018 parte del successo dei 5 Stelle fu dovuto a un voto molto consistente da parte dei 18-25 enni che li scelsero nel 44% dei casi (secondo uno studio Tecnè condotto post voto su un campione di più di 30.000 elettori votanti – vedi tabella).
La domanda che per ora non ha risposta è: riusciranno i partiti e le coalizioni che vanno formandosi a coinvolgere e portare questi elettori a sceglierli?
Ad ascoltare i primi dibattiti televisivi, le polemiche e soprattutto le proposte i “giovani” sono un argomento e poco altro. Non ci si rivolge a loro, ma si discute di loro. Chissà se qui a due mesi, forse per la prima volta, riusciranno ad entrare nell’arena dei contendenti i temi che sono espressione dei giovani, dei loro bisogni e delle loro prospettive di vita e non solo un argomento (piuttosto scomodo) cui dedicare ricette e parole già sentite in molte occasioni. Perchè (il lettore mi scuserà un minimo di retorica) costruire una società che pensa in primo luogo ai giovani significa lavorare sul futuro di tutto il Paese.
Segue dibattito