In Italia, le piccole e medie imprese le così definite PMI, non sono solo un segmento produttivo e basta ma bensì sono la colonna portante del tessuto economico nazionale. Con oltre 4 milioni di aziende che rientrano nella categoria di micro, piccole e medie imprese, esse rappresentano più del 99% del totale delle imprese attive sul territorio, generando circa il 70% dell’occupazione e contribuendo in maniera significativa alla formazione del PIL nazionale. Con questi numeri possiamo tranquillamente dire che esse rappresentano un vero e prototipo patrimonio economico e culturale del nostro Paese.

Le PMI italiane incarnano un patrimonio di competenze, tradizione e innovazione che affonda le radici nella storia imprenditoriale del Paese. Dalle botteghe artigiane alle aziende manifatturiere ad alto valore tecnologico, queste realtà sono spesso a conduzione familiare e legate indissolubilmente al territorio, e questi due fattori diventano una delle loro più grandi forze, rappresentando non solo un volano economico ma anche un presidio culturale e sociale per i territori dove risiedono.  Secondo i dati di Unioncamere e ISTAT, le PMI generano circa il 41% del valore aggiunto totale del sistema imprenditoriale italiano. Sono leader europee in molti settori, dall’agroalimentare alla moda, dalla meccanica di precisione al design. Le esportazioni delle Piccole Medie Imprese  rappresentano una fetta importante del commercio estero nazionale, con una forte capacità di penetrare mercati internazionali grazie alla qualità e alla flessibilità dell’offerta. Ci sono ancora molte sfide da poter affrontare per le nostre piccole aziende medie aziende italiane. Nonostante il loro peso specifico, le PMI si trovano spesso a operare in condizioni di svantaggio rispetto alle grandi imprese.

L’accesso al credito rimane difficoltoso, la burocrazia è ancora eccessiva e disomogenea, e la pressione fiscale elevata incide pesantemente sulla competitività oltre a trovarsi a scontrarsi con una burocrazia pachidermica. A questo si aggiunge la necessità di affrontare transizioni fondamentali come quella digitale ed ecologica, senza però avere, nella maggior parte dei casi, le risorse economiche e umane per poterlo fare. L’attuale Governo ha riconosciuto il ruolo strategico delle PMI e ha avviato una serie di interventi mirati per sostenerne la crescita e la resilienza. Tra le misure più rilevanti possiamo citare alcuni interventi concreti: il rifinanziamento del Fondo di Garanzia per le PMI, strumento essenziale per facilitare l’accesso al credito; una maggiore semplificazione normativa, anche grazie alla digitalizzazione delle pratiche; Incentivi fiscali per investimenti in innovazione, sostenibilità e formazione; il Piano Transizione 5.0, che sostiene l’ammodernamento tecnologico e l’efficienza energetica, misure per la riduzione del cuneo fiscale e agevolazioni per l’assunzione di giovani e profili specializzati.

Per garantire alle PMI italiane non solo la sopravvivenza, ma una reale possibilità di crescita e consolidamento, servono politiche ancora più strutturate e coraggiose che sono certo che il governo a guida Meloni saprà attuare in tempi brevi. Alcune proposte che si potrebbero attuare per rilanciare il mondo delle PMI potrebbero essere: lo snellimento  della burocrazia, attraverso la creazione di sportelli unici digitali per gestire tutte le pratiche in modo più rapido e trasparente, degli Incentivi strutturali e stabili, non limitati a finestre temporali ristrette, ma capaci di dare certezze agli investimenti nel medio-lungo periodo, facilitazione nell’accesso ai fondi europei, oggi ancora troppo complessi da intercettare per molte micro e piccole imprese, promozione più decisa del Made in Italy, con sostegno concreto all’internazionalizzazione delle eccellenze locali, formazione  continua, sia per gli imprenditori che per i dipendenti, in particolare nei settori digitali, gestionali e green, per rendere le PMI più competitive nel nuovo mercato globale. Le piccole medie imprese sono e rimarranno se sostenute con decisione un patrimonio da non dover assolutamente disperdere. Le PMI italiane non chiedono privilegi, ma strumenti equi per poter competere e crescere. Rappresentano non solo un enorme valore economico, ma anche un presidio di coesione sociale, presidio dei territori e innovazione diffusa. Aiutarle a lavorare con più serenità non è solo un atto di giustizia economica, ma un investimento strategico sul futuro del Paese.

Andrea Pasini

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