Il Covid non sarà più sulle prime pagine dei nostri giornali, ma i problemi causati dalla pandemia e la conseguente crisi economica continuano a pesare sulle tasche degli italiani. A lanciare l’ultimo allarme è stata la CGIA di Mestre, secondo cui il debito delle famiglie italiane è aumentato nell’ultimo anno di 851 euro, raggiungendo i 22.237 euro per nucleo famigliare.

Un aumento che porta il debito a 574,8 miliardi complessivi (+21,9 rispetto all’anno precedente). A preoccupare è però il rischio d’usura. Un fenomeno difficile da controllare quando da definire in cifre precise, nonostante fortunatamente le denunce notificate alle Forze dell’Ordine ci aiutino a dare un “volto” a questa terribile piaga della nostra società.

Sempre secondo la CGIA di Mestre, la situazione appare critica ma non drammatica. L’incremento si può facilmente imputare alla forte ripresa economica avvenuta l’anno scorso. Un’idea che sembra ricevere conferma dai dati che vedono tra le aree provinciali più indebitate quelle che presentano livelli di reddito più elevati. Secondo i dati, le famiglie più in rosso si trovano nella provincia di Milano, con un debito medio di 33.523 euro, seguite da quelle in Monza-Brianza (31.547 euro) e Bolzano (30.643) Questo non vuol dire che il debito interessa solo fasce sociali più alte, purtroppo anche quelle più deboli si trovano a dover affrontare questo problema, ma le forti esposizioni bancarie dei territori sopra menzionati potrebbero essere legate ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono riconducibili a famiglie benestanti.

La situazione si fa ben diversa quando si parla del Mezzogiorno; lì il peso dell’indebitamento delle famiglie più povere è sicuramente maggiore che altrove. Incrociando i dati in nostro possesso a quelli dell’Istat, vediamo che dalla crisi del 2008 a quelle che stiamo attualmente vivendo, il numero di nuclei familiari in difficoltà economica sono aumentati, portando di conseguenza a un aumento del divario tra poveri e ricchi.

L’aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e quello delle bollette energetiche rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione. La guerra tra Ucraina e Russia sta infatti dando molti problemi alle imprese, in particolar modo artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare e illuminare le proprie botteghe e negozi. Una situazione che per molte attività sta diventando impossibile da sostenere e rischia, nei prossimi mesi, di portare a inevitabili chiusure.

E qui torniamo al problema principale: il rischio d’usura. Si tratta di un nodo molto difficile da sciogliere per molteplici motivi. Troppe volte le denunce non bastano a risolvere la situazione e, ancora più frequentemente, chi finisce nella rete di questi criminali ha paura di denunciare a causa di minacce alla loro persona e alle loro famiglie.

Le organizzazioni criminali sembrano negli ultimi anni aver trovato prede facili tra gli imprenditori, lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, ma nel giro di qualche mese si trovano nell’impossibilità di restituire questi soldi, perché nel frattempo gli interessi hanno raggiunto livelli spaventosi.

Cosa fare per risolvere la situazione? Ancora una volta mi trovo a fare un appello al nostro governo perché intervenga a sostegno delle imprese, così che queste non cadano prigioniere di questi fuorilegge. Non solo, è fondamentale incentivare il ricorso al «Fondo per la prevenzione» dell’usura, uno strumento presente da decenni ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e conseguentemente con scarse risorse economiche a disposizione. www.IlGiornale.it

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