Le regole dell’impeachment
Tredici ore di lavoro, nell’aula del Senato, per decidere le regole per il processo di impeachment al presidente Donald Trump, accusato di aver congelato aiuti militari all’Ucraina per fare pressioni su Kiev inducendola ad avviare un’indagine su Joe Biden e suo figlio Hunter. La maggioranza repubblicana, compatta, ha respinto tutti gli undici emendamenti proposti dai democratici. Approvata, invece, la risoluzione presentata da Mitch McConnell, leader della maggioranza, che fissa le regole. Respinta anche la richiesta di ascoltare, come testimone, l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, e il capo dello staff della Casa Bianca, Mike Mulvaney.
L’esito del processo è scontato: con una maggioranza così compatta sarà impossibile approvare l’impeachment, per il quale servono due terzi dei voti. La battaglia, dunque, è tutta politica. Ogni minimo dettaglio può essere utilizzato per screditare una parte o l’altra: ad esempio i democratici potranno polemizzare sul no a sentire Bolton (perché) e sul divieto di acquisire alcuni documenti riservati (del Pentagono e del Dipartimento di Stato). Le regole del processo prevedono un calendario dei lavori molto serrato, per evitare perdite di tempo e andare troppo avanti. Sia l’accusa che la difesa avranno tre giorni a disposizione per esporre le proprie tesi. Trascorsi i sei giorni i senatori avranno 16 ore di tempo per interrogare le parti: 4 ore di tempo, per difesa e accusa, per rispondere. In questa fase si potrà nuovamente votare per chiedere la convocazione di testimoni: per riuscirci i democratici devono portare dalla loro parte almeno quattro repubblicani. Potrebbe esserci un accordo (ovviamente non dichiarato) per ammettere a testimoniare anche i Biden, in cambio della convocazione di Bolton.
Nervosismo in aula, com’era prevedibile, con il presidente della commissione giustizia della Camera, Jerry Naddler, che rivolgendosi ai senatori repubblicani ha detto: “Solo chi è colpevole cerca di nascondere le prove”. I difensori del presidente hanno replicato dicendo che l’accusa (e in particolar modo i democratici) vogliono fare carta straccia della Costituzione. A presiedere i lavori c’era il giudice della Corte Suprema, John Roberts (nella foto a sinistra). Ad entrambe le parti ha rivolto l’invito a usare linguaggio e toni appropriati. IMpresa tutt’altro che facile.