USA 2020, domani le primarie democratiche in IowaLa scelta dell’uomo (o della donna) che sfiderà Donald Trump alle elezioni presidenziali del 3 Novembre è in mano ai cittadini americani che, stato per stato, parteciperanno alle primarie del Partito democratico. Inizia la grande corsa a punti che, alla fine, premierà solo una persona con l’ambita nomination. In corsa ci sono undici candidati. Alcuni di loro sono politici (quattro senatori, una deputata, un ex vicepresidente Usa, un ex governatore e un ex sindaco), tre sono imprenditori (di cui due miliardari), uno è dirigente di banca.

Scopri chi sono i candidati

Michael Bennet (Colorado), 56 anni, senatore del Colorado
Joe Biden (Pennsylvania), 78 anni, ex vicepresidente Usa ed ex senatore del Delaware
Michale Bloomberg (Massachusetts), 78 anni, imprenditore, ex sindaco di New York dal 2002 al 2013
Pete Buttigieg (Indiana), 38 anni, ex sindaco di South Bend (Indiana)
Tulsi Gabbard (Hawaii), 39 anni, deputata al Congresso
Amy Klobuchar (Minnesota), 59 anni, senatrice del Minnesota
Deval Patrick (Illinois), 64 anni, ex governatore del Massachusetts
Bernie Sanders (New York), 79 anni, senatore del Vermont
Tom Steyer (New York) 63 anni, manager fondi d’investimento
Elizabeth Warren (Oklahoma) 71 anni, senatrice del Massachusetts
Andrew Yang (New York) 45 anni, imprenditore hi-tech

2020-Iowa-Caucus-NewsLa corsa delle primarie democratiche inizia nel piccolo stato rurale dell’Iowa (poco più di 3 milioni di abitanti), tra dolci colline sterminati campi di mais. Quelle dell’Iowa non sono vere e proprie primarie bensì caucus: riunioni organizzate dal partito in cui gli esponenti discutono le loro preferenze (sui candidati alla presidenza) ed eleggono anche i vertici del partito a livello locale. Più che elezioni, quindi, sono riunioni in cui si discute e, alla fine, si vota per alzata di mano o conteggio. I democratici decidono in questo modo, con i caucus, solo in quattro stati americani: Nevada, North Dakota, Wyoming e Iowa. Le prime vere primarie saranno quelle del New Hampshire (1,3 milioni di persone) il prossimo 11 febbraio.

 

La notte del Super Bowl di football, che ha tenuto incollati davanti alla tv milioni e milioni di americani, Trump e Bloomberg si sono sfidati a colpi di spot elettorali (trasmessi proprio durante la partita). Entrambi hanno speso 11 milioni di dollari per pagare il proprio spot. Bloomberg ha puntato sull’emozione, focalizzando tutto su una storia, quella di una mamma che ha perso il proprio figlio durante uno scontro a fuoco. Nelle immagini si vede il giovane con la divisa da giocatore di football e poi la scritta “2900 bambini muoiono ogni anno per colpa delle armi”, e si ricorda che Bloomberg “non si farà intimidire” dalla lobby delle armi. Il video di Trump cerca di trasmettere entusiasmo e positività per i risultati raggiunti, a partire dalla vittoria del 2016: “L’America voleva un cambiamento, noi lo abbiamo portato”. Scorrono poi le immagini, con aerei, militari, dati ottimi sull’economia. E per chiudere il colpo a effetto. Trump parla e annuncia: “Signore e signori, il meglio deve ancora venire”.

Ma torniamo al voto in Iowa e poi, a seguire, in New Hampshire. Due piccoli stati con pochi abitanti e altrettanto pochi delegati in palio. Perché, dunque, sono così importanti? Ogni candidato cerca di partire bene (o quanto meno evitare disastri) perché iniziare con il piede sbagliato potrebbe pregiudicare tutta la corsa. L’importanza sta tutta qui, oltre al fatto che un buon risultato permette di avere visibilità e credibilità, di raccogliere finanziamenti e, quindi, di guardare avanti con fiducia.

Per il successo di una candidatura è decisivo il momentum, l’idea che una persona possa essere destinata a un compito, a farsi carico di una missione, conquistando fiducia e consensi, affermando così la propria leadership. Il momentum è legato ai soldi (capacità di spendere nella campagna elettorale) ma non solo. Contano i media ma, come dimostrato da Trump che ha sovvertito ogni previsione, a fare la differenza è soprattutto l’abilità del candidato, la bravura del suo staff e saper intercettare il sentiment degli elettori.

Stando agli ultimi sondaggi i favoriti in Iowa sono Biden, Warren, Sanders e Buttigieg. Gli altri sono più distanti. Bloomberg non partecipa a questa corsa:  partito in ritardo ha deciso di saltare a piè pari Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina. Partirà il 3 marzo, con il Super Tuesday, quando voteranno 14 stati, compresi Texas e California.

Gli spot trasmessi durante il Superbowl

Bloomberg: GUARDA

Trump: GUARDA

 

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