Brogli Usa, Barr dice no a Trump
Il procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, in un’intervista all’Associated Press fa sapere che il Dipartimento di Giustizia non ha trovato prove di una maxi frode elettorale. Non ha escluso che vi possano essere stati brogli ma ha detto che “ad oggi non abbiamo prove di una frode di larga scala che potrebbe cambiare il risultato elettorale”. Un mese fa Barr aveva scritto a tutti i procuratori generali invitandoli a indagare su tutte le “accuse rilevanti” denunciate. Ora, con la sua ultima affermazione, Barr sembra stroncare ogni minima speranza di Trump. Pronta la replica di Rudolph Giuliani, avvocato personale del presidente: “Con tutto il rispetto dell’attorney general, non c’è stata alcuna indagine sulle consistenti irregolarità e prove di frodi sistematiche”.
Considerato un fedelissimo di Trump per tutta la vicenda del Russiagate, prima del voto Barr si era detto d’accordo con Trump sui rischi del voto per posta, e aveva rafforzato la possibilità di intervento dei procuratori federali in caso di irregolarità. Sino ad ora, tuttavia, nessun procuratore è uscito allo scoperto su questo fronte. Pare che Trump e Barr nelle ultime settimane si siano parlati a stento, salvo un colloquio che hanno avuto prima della festa del Ringraziamento. Trump continua a esprimere la propria frustrazione per il fatto che Fbi e dipartimento di Giustizia non abbiano fatto nulla a sostegno delle sue accuse di frodi. Qualcuno ha osservato che la mossa di Barr potrebbe dare il via ad altri repubblicani desiderosi di smarcarsi da Trump, inducendoli a venire allo scoperto e a “scaricare” il presidente.
All’Associated Press Barr ha spiegato che Fbi e dipartimento di Giustizia hanno indagato su alcune denunce per brogli che erano state presentate, ma non hanno trovato nulla. Inoltre ha preso di mira la tesi “complottista” dell’avvocato Sidney Powell, che aveva aveva puntato il dito sulle macchine elettorali che avrebbero utilizzato un software in grado di trasformare voti di Trump in voti per Biden. “C’è stata un’accusa di una frode sistematica, in cui le macchine elettorali (Dominion Voting Systems) sarebbero state programmate per mutare i risultati elettorali – ha detto l’attorney general – il dipartimento di Sicurezza Interna e Giustizia hanno indagato e finora non abbiamo trovato nessun fondamento per questa accusa”.
Intanto Trump è tornato a parlare della sua possibile candidatura per le presidenziali del 2024 (segno, forse, dell’ammissione della sconfitta?). Durante un ricevimento alla Casa Bianca, parlando a diversi membri del Comitato nazionale repubblicano Trump ha detto che sta cercando di ottenere un altro mandato, “altrimenti ci vediamo tra quattro anni”. Il video del discorso è stato trasmesso in diretta su Facebook da uno dei partecipanti, Pam Pollard, membro del comitato nazionale per il Gop dell’Oklahoma. Nel video si sente Trump che parla di frode elettorale per spiegare la sua sconfitta. “Abbiamo vinto le elezioni. Ma a loro non piace”. Ed ha aggiunto: “Le chiamo elezioni truccate, e lo farò sempre”.
Il New York Times, da sempre ostile al presidente, insinua che Trump avrebbe discusso con i suoi consiglieri sull’eventualità di concedere la grazia preventiva ai suoi figli, a suo genero e al suo avvocato personale Giuliani, con cui avrebbe parlato dell’argomento la scorsa settimana. Il giornale della Grande Mela cita due fonti “ben informate” sui fatti. Trump avrebbe detto di essere preoccupato che il dipartimento di Giustizia sotto l’amministrazione Biden possa cercare ritorsioni contro di lui prendendo di mira i suoi tre figli più grandi – Donald Trump Jr., Eric Trump e Ivanka Trump – così come il marito di Ivanka Trump, Jared Kushner, consigliere senior della Casa Bianca. Qualche giorno fa in un’intervista Biden però aveva assicurato di non avere intenzione di utilizzare i suoi strumenti (dipartimento di Giustizia) per vendicarsi su Trump una volta che sarà fuori dalla Casa Bianca.
Foto: Barr e Trump (Getty)