Una cosa è certa, le elezioni di midterm del 2022 passeranno alla storia come quelle dello “tsunami mancato”. Stiamo parlando, ovviamente, della micidiale onda d’urto repubblicana che avrebbe dovuto spazzare via i democratici, aprendo la strada al trionfo alle presidenziali tra due anni. Ma non è arrivata. Mentre stiamo scrivendo la notizia è che il Senato è ancora in bilico (49 seggi ai repubblicani, 48 ai democratici), con tre seggi da assegnare che decideranno la vittoria dell’una o dell’altra parte. Alla Camera, invece, il Gop è avanti, ma meno di quanto previsto da quasi tutti i sondaggi. LEGGI TUTTI I RISULTATI

C’è chi parla di candidature sbagliate, chi di brogli o dei soliti voti da conteggiare dopo (quelli spediti per posta) che potrebbero dare adito a contestazioni. Vedremo.

Gli stati chiave

Potrebbe essere decisiva la Georgia, dove si andrà al ballottaggio a inizio dicembre. Raphael Warnock, democratico, governatore uscente, è al 49,4% contro il 48,5% del repubblicano Herschel Walker (oltre il 95% delle schede scrutinate). La legge prevede che se nessuno supera il 50% si torni a votare. Se dovessero perdere in Georgia i democratici dovrebbero conquistare Nevada e Arizona per mantenere la maggioranza al Senato.

Un’altra delle sfide decisive, quella in Wisconsin, è andata al repubblicano Ron Johnson (50,5%) che ha battuto il democratico Mandela Barnes (49,5%).

Ha fatto molto rumore la vittoria di John Fetterman (foto in alto), il vice governatore democratico della Pennsylvania che, per il Senato, ha battuto il trumpiano Mehmet Oz. Si tratta di un “flip”, un passaggio da uno schieramento all’altro, poiché la sfida era per un seggio lasciato da un Repubblicano, Pat Toomey.

Moltissime critiche piovono su Trump, doppiamente sconfitto in Pennsylvania (ha perso anche il candidato a governatore a lui vicino, Doug Mastriano). Ma la sconfitta di Oz pesa ancora di più, perché era stato fortemente voluto per non dire imposto dall’ex presidente, contro diversi pareri del Gop. Non pochi conservatori hanno sottolineato che con un candidato meno discutibile la vittoria sarebbe stata certa.

DeSantis confermato in Florida, ma pensa alla Casa Bianca

Festeggia invece Ron DeSantis, confermato governatore della Florida. Quarantaquattro anni, nipote di immigrati giunti negli Usa dall’Italia a inizio Novecento, ex militare dei Seal in Iraq, solido cv conservatore, non pochi nel Gop lo considerano il candidato repubblicano “più presentabile” rispetto a Trump. Ha mostrato i muscoli non solo vincendo nella sua Florida, ma sfondando anche nella contea di Miami-Dade, roccaforte dem, dove Hillary Clinton nel 2016 strapazzò Trump.

Intanto tutti si aspettano l’annuncio della nuova candidatura di Trump. Che non ha preso per nulla bene i risultati delle elezioni di midterm ma, da combattente quale è, non vuol saperne di arretrare (e forse non può aspettare). E sul giovane e rampante governatore dice: “Se correrà, dirò cose che non sono belle sul suo conto. So di lui più di chiunque altro, forse più di sua moglie”.

 

 

 

 

Foto in alto: Ansa
In basso: flgov.com

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