Il sistema delle terme italiane è rimasto quasi a secco, malgrado  la voglia di concedersi un po’ di relax continui a crescere in tutto il mondo. Un assurdo doloroso per le nostre casse pubbliche e il pil, visto solo il turismo del benessere muove nei due emisferi 439 miliardi di dollari. Un bottino principesco (e secondo solo agli 800 miliardi del settore cultura) di cui fanno parte terme e  Spa di lusso. Il comparto assicura da solo il 14% di tutte le entrate turistiche del pianeta e dovrebbe crescere in media del 9,9% all’anno per i prossimi cinque, quasi il doppio del turismo globale. 

Oltre la metà della crescita nel turismo del benessere fino al 2017 sarà però generata dall’Asia, dall’America Latina e dal Medio Oriente con una crescita superiore al 20% annuo. Europa e Nord America dominano invece l’outgoing, con cinque Paesi (Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia e Austria) che nel 2013 totalizzavano il 63% del totale. 

Di tutt’altra tinta l’Italia: dopo un 2011 buono, l’anno successivo ha visto scendere sia gli arrivi (-0,7%) sia le presenze (-3,6%) e nemmeno il dato degli stranieri ha  mitigato la debacle. I ricavi totali del “settore termale allargato” nello Stivale sono così scesi del 6% a 719,3 milioni, a causa appunto della debacle delle cure termali (-7,8%): nel comparto rientrano diverse attività come l’imbottigliamento di acque, i servizi sanitari, quelli di benessere, il fitnes e le attività cosmetiche.

A fare i conti è l’ufficio studi del Monte dei Paschi (di cui abbiamo già pubblicato una analisi sul mercato dell’arte e un focus sull’affermazione degli artisti cinesi) ma anche uno sprovveduto capirebbe che si tratta di un’ulteriore occasione persa, per cercare di togliere la ruggine dagli ingranaggi del pil: in  Italia le imprese classificate come aziende termali sono circa  380, e offrono, complessivamente, 28.000 posti letto, di cui, quasi il 50%, localizzato nel Nord Italia. Il Veneto è la prima regione con 85 aziende termali. Secondo i dati Istat, relativi alla capacità degli esercizi ricettivi, i comuni “termali” in Italia sono 170, con circa  3.700 strutture ricettive. Insomma ce ne abbastanza perché, dopo lo Sblocca Italia,  si eserciti a fare un «bagnetto» in questi numeri anche il governo Renzi.

L’unica strada per valorizzare il settore – chiosano gli analisti di Mps- è la valorizzazione del territorio, attraverso l’innovazione e gli investimenti e la proposta ai clienti (specialmente stranieri) di strutture di alta qualità, facendo sistema con gli altri operatori del territorio e con le istituzioni per valorizzare i patrimoni naturali. Le potenzialità per un piazzamento migliore a livello internazionale del sistema termale italiano dovranno passare dauna migliore valorizzazione del tesoro culturale ed artistico che detiene il nostro Paese, considerato da tutti il “Bel Paese”.

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