Mai così male, a memoria d’uomo,  la raccolta delle olive in Italia come nel 2014. Di conseguenza, la produzione di olio d’oliva dovrebbe crollare tra  il 35 ed il 40%. Uno choc per il mercato, dove si annuncia un’altra stangata sui prezzi al consumatore.

La situazione attuale – conferma l’ufficio studi di Mps in un’analisi sul comparto – desta ancora maggiore preoccupazione perché non è circoscritta solo all’Italia ma riguarda anche la Spagna, il maggiore produttore d’olio d’oliva nel mondo. Nel Paese iberico il calo di prodotto trasformato è stato di circa il 50%. Visto il grande successo di questa tipica produzione mediterranea nei paesi extraeuropei, in particolare negli Stati Uniti, dove i consumi sono aumentati a un tasso medio annuo del 10% durante gli ultimi vent’anni, ci si chiede se il prodotto disponibile sul mercato basterà a soddisfare la domanda, che per il 2015 viene stimata dall’International olive oil council  (Iocc) in 2,823 milioni di tonnellate a fronte di una produzione mondiale limitata a 2,393 milioni.

Il deficit produttivo atteso ha già determinato una impensabile impennata dei prezzi dell’olio che, da fine 2013, sono raddoppiati. Su questo fenomeno ha inciso anche la consapevolezza che gli aumenti produttivi attesi in Grecia, Tunisia non riusciranno a compensare i cali in Spagna e Italia. I problemi che hanno afflitto  Italia e Spagna sono stati di natura sostanzialmente diversa: nel nostro Paese un parassita, la mosca olearia, ha attaccato gli oliveti impedendo la corretta fruttificazione mentre gli iberici hanno visto il loro territorio d’elezione, l’Andalusia, afflitto da una siccità senza precedenti.  Ad aggravare  ulteriormente la situazione in Italia anche un batterio trovato di recente (Xylella fastidiosa) che sta colpendo gli alberi in Puglia, tanto che il governo ha deciso di nominare un commissario della protezione civile per far fronte all’emergenza.

L’Italia è il secondo maggiore produttore al mondo di olio d’oliva  con  415mila tonnellate prodotte nel 2013  ma il maggiore consumatore con 620 mila tonnellate nello stesso anno, un’altra grande questione è il tema del commercio dell’olio d’oliva visto che il nostro Paese importa gran parte del prodotto necessario a soddisfare il fabbisogno: non sempre i prodotti importati offrono le stesse garanzie qualitative e di tracciabilità del prodotto nazionale, e questo sicuramente è tenuto presente dalle autorità che auspicano un maggiore controllo della filiera in chiave qualitativa. Infine preme sottolineare il fatto che il settore sia considerato strategico a livello dell’Unione Europea: la nuova Pac ha previsto uno stanziamento di 426 milioni di euro all’anno per l’Italia a sostegno di questo e di altri comparti agroalimentari e zootecnici.

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