Non bastava una Europa ostaggio della pestifera austerity imposta dalla Germania di Angela Merkel e l’ammasso di macerie che il credit crunch ha lasciato tra le piccole e medie imprese. Per non parlare delle banche italiane, soffocate nei bilanci 2014 dalle svalutazioni volute da una Bce che, malgrado la diga eretta da Mario Draghi,  fatica a contenere lo squalo della Bundesbank Jens Weidmann che non perde occasione per sottolineare che i Pigs, gli sperperoni Stati mediterranei, devono pagare i loro errori. Ora Berlino, in combutta con Amsterdam, tarocca anche il radicchio made in Italy. O meglio quello di Treviso, il più pregiato protetto dalla indicazione geografica tipica

Il caso del falso radicchio scoperto nei giorni scorsi alla Fiera ortofrutticola di Berlino è finito anche nelle mire della Lega Nord che con Mara Bizzotto ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per denunciare la «grave frode commerciale, in aperta violazione delle regole comunitarie in materia di certificazioni». La richiesta all’esecutivo europeo è di mettere «in atto al più presto tutte le misure di accertamento necessarie al fine di individuare e sanzionare i produttori olandesi e tedeschi che spacciavano nel mercato europeo il falso radicchio di Treviso».

Oltre al danno per le imprese agricole della Marca trevigiana, che perdono fatturato, c’è la beffa che (tutte) le famiglie italiane  non sanno più quello che mettono in padella e nel piatto. Per la cronaca, esiste il  «Consorzio di tutela del Radicchio Rosso di Treviso Igp e del Variegato di Castelfranco Igp». Questo a Germania e Olanda non importa.

Wall & Street

 

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