Il buon manager è «imprenditore»
Visione strategica, orientamento al risultato e internazionalità sono le prime tre caratteristiche richieste ai manager da inserire nelle società target, tanto da essere state valutate importanti al 100% da parte degli operatori di private equity al momento della selezione dei candidati. Subito dopo, con percentuali comunque intorno al 97%, ci sono leadership ed etica. Seguono credibilità e reputazione, adattabilità e tensione all’innovazione.
La classifica è stata stilata da Wyser, la società di Gi Group di ricerca e selezione di profili di middle e senior management sulla base di un sondaggio che ha coinvolto un campione del mercato italiano del private equity, del risparmio gestito e finanziarie. Emerge la figura del «manager-imprenditore», rappresentativo di un nuovo corso per il comparto: aumenta infatti il rilievo della disponibilità al co-investimento, giudicata importante con una percentuale del 76,5, mentre chiude l’elenco la propensione al rischio (47,1%). Insomma, devono esser un po’ Marchionne, un po’ Briatore, un po’ Montezemolo e un po’ Mauro Moretti. Gente con una vision forte, con un bagaglio di esperienze significativo, un pizzico di spavalderia e soprattutto una forte propensione al turnaround, cioè in grado di prendere in mano le redini di un’azienda, ancor meglio del proprietario stesso (sia esso pubblico o privato).
Quanto alla retribuzione, aldilà della quota fissa che pesa in media soltanto per il 46%, emergono benefit (l’auto, in particolare, per il 79,4%), seguiti dal variabile annuale (76,5%), dalle stock option (per il 67,6%) e dal variabile di medio lungo periodo indicato con la stessa percentuale (il 61,8%) delle assicurazioni sanitarie.
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