Renzi ci frega sulle bollette della luce
Anche se ve lo abbiamo anticipato in un articolo pubblicato ieri, c’è una notizia che merita un approfondimento perché riguarda la vita quotidiana di tutti noi: se le bollette della luce nel 2016 saranno più salate aumenteranno di nuovo, gli italiani possono già sapere chi «ringraziare» anticipatamente: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Il ddl Stabilità, infatti, contiene nei suoi meandri due innovazioni che potrebbero far aumentare decisamente i costi del servizio. La prima novità riguarda la Cassa conguaglio per il settore elettrico (Ccse) e promette un incremento sicuro dei prezzi. La seconda riguarda il canone in bolletta. Del prelievo del canone tramite le utenze elettriche il Giornale vi ha già informato preventivamente, ma c’è un altro dettaglio che potrebbe trasformarsi in una beffa per i contribuenti se non vi si porrà rimedio.
Iniziamo l’analisi dall’aumento certo e universale. Il comma 46 dell’articolo 33 inerente la spending review per ministeri e società pubbliche dispone la trasformazione della Ccse in ente pubblico economico, ossia in un persona giuridica (cioè una società) con proprio patrimonio e proprio personale che si chiamerà «Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea)». D’altronde, la Cassa conguaglio svolge proprio questa funzione: preleva dalle bollette elettriche le componenti tariffarie, i sovrapprezzi e quote destinate a essere restituite, ad esempio, ai produttori sottoforma di incentivi alle rinnovabili, alla Sogin per lo smantellamento delle centrali nucleari e agli istituti di ricerca che operano nel settore energia.
La costituzione del patrimonio rappresenta il nocciolo della questione: i 100 milioni fissati dal ddl Stabilità saranno prelevati «dalle risorse detenute dalla Ccse presso il sistema bancario» e poi riassegnati ad «apposito capitolo di spesa». Questa partita di giro tra la Cassa e l’Entrata del bilancio dello Stato comporterà l’aumento delle bollette perché il prelievo è certo, ma non la successiva redistribuzione di queste risorse che spettano per legge agli operatori del settore. E niente di buono sembra promettere pure la parte finale del comma 46 che stabilisce il trasferimento degli utili della nuova Csea direttamente all’Entrata del bilancio dello Stato. Le bollette diventano il nuovo bancomat del Tesoro.
Questo lo si capiva anche dall’articolo 10 del ddl Stabilità, la famigerata «riduzione del canone Rai» tramite suo inserimento in bolletta. Il comma 3 stabilisce che entro 45 giorni dall’entrata in vigore della legge un decreto del ministero dello Sviluppo, di concerto con l’Economia, stabiliscano le modalità per riversare all’erario gli introiti relativi alla tassa su tv, pc e altre apparecchiature «nonché le modalità tecniche che si rendano eventualmente necessarie».
Manca un piccolo particolare: per le utility come Eni, Enel, Edison e A2a il servizio di riscossione comporterà un costo sia per l’adeguamento del software di calcolo e di bollettazione che per la separazione degli incassi dei servizi offerti da quelli relativi al canone Rai. Nel ddl Stabilità non è previsto nessun riconoscimento delle spese sostenute dalle utility, nonostante i ripetuti tentativi di moral suasion una volta saputo dell’intenzione del governo. Se il decreto non conterrà il riconoscimento degli extracosti di gestione dell’incasso, le società energetiche non potranno che rivalersi sui loro stessi clienti. I 100 euro di canone annuo potrebbero diventare qualcosa in più assottigliando sensibilmente il risparmio propagandato rispetto ai 113 euro pagati nel 2015. Ai poveri utenti, ovviamente, non resterà che mettere mano al portafogli per sostenere la grandeur renziana.
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