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La rivoluzione digitale ha costretto il mondo del business ad un processo articolato di adattamento alle nuove realtà che passa attraverso la digitalizzazione. L’informazione diventa il vero capitale da gestire per mantenersi competitivi e visibili. Nel 1999, quando Jack Welch, Ceo di General Electric, richiedeva a 500 dei suoi top manager di «fare squadra» con i loro colleghi più giovani allo scopo di apprendere l’utilizzo di Internet. Il suo esempio di reverse mentoring (il processo mediante il quale i giovani, con meno esperienza ma con una forte competenza digitale, aiutano i senior a familiarizzare con la tecnologia) viene seguito velocemente da altri big come Cisco, HP, The Hartford.Tutto accadeva ed accade proprio perché, come spiega Alan Webber, cofondatore di Fast Company, i quarantenni con esperienza ed i neo assunti ventenni hanno «instant links to the technology of our future» (collegamenti istantanei alla tecnologia del nostro futuro). Quello che più ci interessa è trasferire tale esperienza alle imprese italiane, traducendola in una sorta di «ricetta mediterranea» che tenga conto della dimensione «domestica e familiare» delle stesse, capace di mantenerne la competitività e di ripristinarne le potenzialità sopite.

Mardare 01«La sfida che le imprese italiane devono cogliere è quella del nuovo mercato e delle sue nuove regole, basate su principi di condivisione e moltiplicazione del pattern informativo», spiega Tatiana Mardare, antropologa e Millennial strategy hunter che aiuta professionisti, università, società e istituzioni a comprendere le nuove dinamiche.  «La trasformazione da effettuare è quella della tecnologia! L’eccellenza da proporre è quella della tradizione reinterpretata, della creatività e della qualità. Non possiamo permetterci di “stare fermi” o, ancora peggio, di “tornare indietro perché non pronti” ad accettare la sfida di connessione al mondo, perché abbiamo paura della trasformazione e non sappiamo più esprimere un’eccellenza giovane. Dobbiamo “collegarci al mondo”», aggiunge. La globalizzazione prescinde dalla nostra volontà e sta a noi decidere che ruolo avere in questo processo, se da spettatori o da protagonisti. Sulle pagine della Harvard Business Review, Mark Schaefer, esperto di marketing solutions“, spiega come si può realizzare l’upgrade digitale all’interno di una compagnia tradizionale. «Se la vostra società è ancora nel Medioevo dei social media, il primo passo verso il successo non può (non deve!) essere la creazione di una nuova pagina Facebook. È probabilmente necessario educare il team dirigente ai benefici dei social media», scrive. «Quello che serve è un atto di fiducia nei confronti delle nuove generazioni cui affidare l’upgrade necessario nel business e nella vita, facendo loro da guida e da maestri. Imparare da un mentore con meno esperienza, cosi come scrive Susanna Schrobsdorff su Time Magazine, è in realtà un dolce abbraccio tra un padre ed un figlio», rimarca Mardare. La «codipendenza» tra le generazioni ed il reverse mentoring sono una necessità nelle multinazionali, dove i giovani impiegati hanno il «compito» di prendere sotto le loro ali gli impiegati più grandi per spiegar loro come gestire i problemi, sfruttando i trucchi offerti dalla tecnologia. Prendersi cura dell’altro è la chiave per garantirsi il futuro!

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