bruxelles 01

Abbiamo pensato, abbiamo riflettuto, ci siamo commossi per gli attentati di Bruxelles. Ma, poi, alla fine prevale sempre una domanda utilitaristica e sacrosanta: «E ora che ne sarà dei nostri risparmi investiti? Ci dobbiamo aspettare un’altra turbolenza?». La risposta proviene da Stefano Gianti, Arnaud Masset e Yann Quelenn analisti di Swissquote, secondo cui «sicuramente le prossime trimestrali Usa detteranno il trend dei mercati nelle settimane che verranno».

eurostoxx50Come si vede dal grafico a fianco l’indice Eurostoxx 50 non ha per nulla risentito degli attacchi di Parigi di novembre scorso ma ha cominciato un triste declino verso la fine del 2015 quando si è cominciato a capire che di là dell’Atlantico – e anche qui in Europa di conseguenza – le prospettive economiche sarebbero state meno rosee del previsto. «La debolezza delle ultime trimestrali a stelle e strisce – proseguono i tre esperti – ha evidenziato una forte compressione degli utili aziendali e in molti casi abbiamo assistito a dei profit warning per quelle future. La paura è che il prossimo ciclo possa confermare questi timori».

 

SPX500

I primi due mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una marcata flessione seguita da un recupero prossimo al 15% rispetto ai minimi di periodo. «È estremamente interessante – aggiungono  notare che il movimento al rialzo dello SPX500 è iniziato quando il rapporto prezzo/utili è tornato sotto 16.50. Questa situazione si è verificata per 4 volte di fila dal 2014». Secondo Swissquote, lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce in questo momento è largamente sovrastimato: il debito Usa è imponente e il calo della disoccupazione è comunque controbilanciato da un aumento delle persone che non cercano lavoro. Insomma, in futuro non si può escludere un incremento della disoccupazione, «oltre al fatto che gli interventi massicci della Fed hanno semplicemente creato una crescita artificiale».

In questo momento Russia e Cina in primis stanno comprando ingenti volumi di oro, esattamente come sta facendo anche la Fed, nel timore che questi Paesi possano smobilitare una quantità sempre maggiore di Treasuries americani nel prossimo futuro. Il rialzo dei tassi non dipenderà solo dal reale stato dell’economia americana ma anche dai fattori di rischio insiti nella mappa geopolitica mondiale. In questo momento e nel breve il dollaro continuerà a mantenersi forte nei confronti delle cosiddette commodity currencies come Canada e Australia. In generale, sui mercati finanziari, siamo ancora in modalità risk on. «Il Dollar Index (indice del valore del dollaro statunitense in relazione a un paniere di valute straniere; ndr) – concludono – ha già raggiunto un livello prossimo al minimo a 6 mesi, un elemento che potrebbe favorire un ulteriore allungo dei prezzi di molte materie prime nel brevissimo periodo».

L’unico vero effetto prodotto da Bruxelles sui mercati internazionali è la débâcle della sterlina. Gli investitori hanno fatto una prova generale di ciò che potrebbe accadere in caso di Brexit, in quanto l’evento terroristico potrebbe far crescere il consenso verso il distacco dei britannici dall’Unione Europea.  Sembra cinico, ma il mercato funziona così.

Wall & Street

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