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La strategia del terrore dal Califfato ripercorre uno schema già visto, che mette nel centro del mirino luoghi affollati e legati al nostro quotidiano: a Parigi sono stati i quelli del divertimento, a Bruxelles la mobilità. L’obiettivo è dichiarato: costringerci a cambiare il nostro stile di vita e a barattare un po’ di libertà in cambio di maggiore sicurezza.

Alessandro CurioniEppure in un futuro prossimo, segnala Alessandro Curioni (consulente in materia di sicurezza e presidente della società DI.GI. Academy), l’Isis potrebbe inserire anche altri luoghi tra i suoi obiettivi: quelli virtuali. La popolazione del mondo occidentale ha ormai integrato nel suo quotidiano la Rete e gli strumenti che le consentono di utilizzarla. In questo contesto si inserisce la rivoluzione rappresentata dall’Internet delle Cose (Internet of Things), che porterà on line miliardi di oggetti: dai televisori ai sistemi di controllo delle centrali elettriche. «La combinazione dei due elementi apre scenari con rischi che stentiamo a comprendere», sottolinea Curioni rimarcando che «a fine 2015 è stato sferrato il primo attacco documentato a centrali elettriche in Ucraina con conseguente black out». Un segnale, ma «una Rete che spinge le sue radici in ogni angolo della nostra vita ci rende vulnerabili anche a distanza e su una scala mai vista prima», aggiunge. In un futuro non tanto remoto potrebbe essere possibile spegnare i contatori di milioni di famiglie oppure manipolare caldaie del riscaldamento. Quale ondata di panico si scatenerebbe se dei terroristi riuscissero a manipolare le batterie di una partita di smartphone, trasformandoli in piccole bombe?

«Qualunque Isis ci troveremo di fronte tra qualche anno avrà una forte connotazione tecnologica», ribadisce. Se oggi Internet è un sistema usato come mezzo di comunicazione per l’organizzazione degli attentati o per qualche atto dimostrativo, che non va oltre la violazione dei siti web, domani potrebbe essere il vero campo di battaglia. «I terroristi informatici potranno colpire da migliaia di chilometri e potrebbe trattarsi di obiettivi molto ambiziosi, che coinvolgerebbero migliaia di persone in tutto il mondo», conclude Curioni. Una centrale nucleare? Forse. Probabilmente sarà più facile sabotare una piccola caldaia domestica della quale però sono state vendute decine di migliaia di unità in tutto il mondo. La possibilità di entrare a casa e avere paura di quello che potrebbe accadere accendendo la luce non è mai stata tanto vicina alla realtà come oggi.

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