Costi e benefici delle norme antimafia
Le amministrazioni pubbliche ricorrono sempre più spesso alla prassi di inserire nei bandi di gara l’obbligo per gli operatori economici di accettare preventivamente determinate clausole per la prevenzione, il controllo ed il contrasto dei tentativi di infiltrazione mafiosa, nonché per la verifica della sicurezza e della regolarità dei luoghi di lavoro. Sono i cosiddetti protocolli di legalità. Il contrasto al fenomeno mafioso ha dei costi e non sono di lieve entità.
La Legge Obiettivo, infatti, stabiliva un rimborso dei costi antimafia attraverso l’affidamento al General Contractor, ma per gli appalti non è previsto nulla di tutto questo. «La richiesta di appalti di minore importo medio comporta l’aumento dell’incidenza degli oneri antimafia a carico di imprese ovviamente assai meno “attrezzate” di un Contraente Generale», osserva Massimo Frontoni della Massimo Frontoni Avvocati nella presentazione del volume Contratto e Antimafia aggiungendo che su questo tema su il legislatore deve riflettere tenendo presente che solo tre voci che concorrono a formare l’importo dell’appalto da aggiudicare sono sottratte al confronto concorrenziale: a) il costo del personale; b) gli oneri della sicurezza; c) oneri per l’attuazione del piano di contrasto dei fenomeni mafiosi. Un aspetto rilevante, tuttavia, è che il contrasto per via contrattuale del fenomeno mafioso è una forma particolarmente efficace di tutela del mercato. L’attività dell’impresa mafiosa configura un abuso di posizione dominante ai sensi della legge Antitrust mediante imposizione di prezzi di acquisto o vendita, l’applicazione di condizioni contrattuali gravose e l’imposizione di prestazioni supplementari. Il boom delle richieste di rating di legalità registrato dall’Autorità Antitrust e dall’Authority Anticorruzione (Anac) è significativo. Tuttavia, rimarca Frontoni, «è possibile rilevare un irrigidimento dei non già lievi standard di controllo (la condanna in primo grado per determinati reati è già ostativa all’attribuzione del rating) come la previsione della verifica campione sul 10% delle imprese iscritte e i controlli estesi ai soggetti cessati dalla carica nell’anno precedente».
Un altro tema su cui vale la pena porre l’attenzione con occhio critico, conclude, è «il proliferare di strumenti – la qualificazione SOA, i Protocolli di Legalità, il rating di legalità, ancora le white list, codici etici» in quanto «occorre evitare che si sommino troppi adempimenti a carico delle imprese appaltatrici con un inaccettabile aumento del carico di lavoro burocratico che, peraltro, porterebbe ad ingessare la vitalità degli strumenti convenzionali».
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