La Cina si mangia l’Europa
La Cina sta acquisendo un ruolo sempre più importante nel Vecchio Continente. andando ad inserirsi in uno scenario sempre più globale. Il recente vertice di Budapest ha visto confrontarsi Pechino da una parte e dall’altra i premier di 16 paesi dell’Europa centro orientale (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituana, Romania, Bulgaria, Albania) e le ex repubbliche jugoslave (Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina). Visti nel dettaglio, sono 11 paesi già nell’Ue e 5 dei Balcani in attesa di entrarvi: tutte nazioni con seri problemi e frustrazioni nei confronti di Bruxelles e che hanno bisogno di trovare partner che possano investire nelle proprie economie in maniera diretta, funzionale e continuativa Insomma, la forza economica e finanziaria della Cina di Xi Jinping.
Secondo Fabio Accinelli, esperto di diritto dei mercati finanziari, l’obiettivo cinese sarebbe «la costruzione di una nuova Via della Seta, ovvero una modernissima rete ferroviaria lunga più di 11.000 km creata per trasportare in tempi velocissimi merci cinesi a prezzi competitivi nel cuore dell’Europa». Proprio a Budapest nello scorso aprile è arrivato il primo treno merci da Pechino. Ora è partito il progetto per collegare, ad alta velocità, Budapest a Belgrado, un’opera ingegneristica da 3,8 miliardi di dollari che darà lavoro a migliaia di operai, ingegneri, tecnici e società specializzate dei paesi dell’Est Europa con la supervisione cinese. Tale opera permetterà di ridurre i tempi di percorrenza per merci e passeggeri da 8 a 3 ore, recuperando di fatto la vecchia rotta balcanica con l’aggiunta, economicamente rilevante, del collegamento al Sud con il porto del Pireo ( incrementando così anche l’occupazione greca) ed al Nord con l’Ungheria. Figura economica particolarmente importante per Pechino diverrà la Lettonia, perché permetterà alle merci del colosso asiatico di entrare con forza in tutto il mercato scandinavo.
L’Europa occidentale risulta essere una priorità per la Cina tanto che Pechino si è opposta in maniera netta contro la Brexit proprio per poter dialogare sempre e solo con un unico interlocutore per tutto il continente europeo. «Bruxelles si trova in una posizione difensiva anche perché non ha alcuna possibilità di contrastare più di tanto l’invasione dei prodotti cinesi», aggiunge Accinelli sottolineando che «di fatto la Commissione Ue tenta di creare ostacoli con la creazione di barriere antidumping alla concorrenza cinese, ed altresì cerca di “avvicinare” senza successo i Paesi dell’Est Europa con fondi Ue che controbilancino i grandi investimenti cinesi sugli appalti per la costruzione delle nuove infrastrutture». Oggi Bruxelles, precisa l’esperto, punta sulla difesa commerciale: soluzione però insufficiente a sostenere la competitività reale del sistema Europa nei mercati globali.
La Cina in questo contesto gioca a carte scoperte con l’Europa, riuscendo ad aggregare attività imprenditoriali con investimenti su infrastrutture a servizio dei propri interessi strategici commerciali. «Il rischio reale per Bruxelles è vedere sorgere una zona di influenza cinese nell’Europa centro orientale: una realtà che da finanziaria ed economica diverrebbe di fatto politica», conclude Accinelli. Ci troviamo nella realtà, non semplicemente di fronte ad investimenti a fondo perduto, bensì investimenti che dovranno essere ripagati sia economicamente che in termini di condizionamenti e scelte politiche. Il rischio per l’Europa è vedersi sfuggire di mano il governo su una parte del suo continente, lasciando aperto il fianco centro-orientale ad un “ terzo socio” economicamente e politicamente oggi molto più forte di lei.
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