Nel nuovo piano 2020-2025 Sogin realizzerà avanzamenti nel decommissioning (smantellamento delle vecchie centrali nucleari, ndr) per oltre 900 milioni di euro, con un picco di attività nel biennio 2022-2023 dovuto, tra l’altro, all’avvio degli smantellamenti dei reattori delle centrali di Trino e Garigliano e alla realizzazione del Complesso Cemex a Saluggia. È quanto ha affermato l’amministratore delegato del gruppo, Emanuele Fontani, illustrando il nuovo piano industriale. Tale pianificazione consentirà il raggiungimento degli obiettivi del nuovo piano a vita intera determinando una crescita del valore medio delle attività, dai 62 milioni di euro registrati nel periodo 2013-2019 ai 151 milioni di euro nell’arco di piano (+144%).

«Il nuovo piano industriale del gruppo Sogin punta a migliorare le nostre performance nel decommissioning nucleare e a integrare i principi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica nei nostri processi industriali e produttivi, in un’ottica di economia circolare e di valorizzazione delle competenze distintive del Gruppo», ha spiegato Fontani aggiungendo che «questo piano ci consentirà, inoltre, di accrescere il nostro presidio a servizio del Paese nel settore del decommissioning e delle riqualificazioni ambientali». Il piano delinea, inoltre, un percorso di digitalizzazione che mira ad ottimizzare i processi gestionali e industriali in un’ottica di Industry 4.0. Grazie all’esperienza acquisita, Sogin opera all’estero in 17 Paesi nelle attività di decommissioning nucleare e gestione di rifiuti radioattivi, contano circa 700 clienti in portafoglio negli ultimi cinque anni. «Le opportunità che si presenteranno nel mercato internazionale di settore, con la chiusura di decine di centrali nei prossimi anni – ha sottolineato Fontani – costituiscono una occasione di crescita per le attività di decommissioning che il gruppo svolge verso terzi».

La società resta sempre in attesa che il governo si decida a pubblicare, dopo 5 anni dalla sua stesura, la Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee), primo step per la realizzazione del Deposito nazionale delle scorie nucleari. «Il Deposito nazionale è una necessità», ha ribadito Fontani sottolineando però come rimanga un «punto interrogativo, noi rimaniamo un braccio dei ministeri che decidono. Non siamo la testa pensante, l’Italia deve decidere su quando presentare il piano, la non decisione può portare dei problemi. Se si decidesse oggi potrebbe essere pronto per il 2029, ma tecnicamente manca l’elemento essenziale che è dove viene realizzato».

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