Italiani che odiano l’italiano
Qualche tempo fa, avevo pubblicato un commento sull’uso, ormai, pervasivo e, spesso, inutile dei termini stranieri nel nostro vocabolario. La risposta di voi lettori è stata significativa, sia in termini di visualizzazioni, sia, ed è ciò che più conta, di apprezzamenti. Qualcuno mi aveva suggerito di allargare il discorso, di non limitarmi a quello scritto, di farci, magari, un libretto che denunciasse un fatto ormai sotto gli occhi, pardon, in bocca a tutti. Da tutto questo, è nato Italiani che odiano l’italiano, un volumetto che potrete trovare, da domani, in tutte le edicole, al prezzo di 2,50 euro. Sono partito dal famoso Tu vuo’ fa’ ll’americano di Carosone, canzone che puntava simpaticamente il dito sul processo di americanizzazione che si stava diffondendo in Italia, per dimostrare come quella che sembrava una provocazione cantata, è diventata triste realtà. Ormai abbiamo autocolonizzato la nostra lingua, trasformandoci in improvvisati Nando Mericoni. Una lingua plagiata anche da chi è convinto che scrivere “x” al posto di “per” sia la stessa cosa. Di chi ha trasformato le regole grammaticali, adattandole al linguaggio dei telefonini. Ormai non si comunica più con le parole, ma con le sigle e le storpiature: tx, grz, tvtb, okkio, asap sono esempi del linguaggio primitivo con il quale comunichiamo i nostri sentimenti. Ecco, il libretto racconterà tutto questo, con ironia, sperando di strappare qualche sorriso e, soprattutto, di invogliare a riflettere su un problema, a mio parere, importante. Non è un testo contro l’inglese, ma sull’uso provinciale che ne facciamo. I capitoletti che compongono il volumetto sono: Introduzione; Quel primo numero de il Giornale; Dal Jobs Act allo Shish renziano; La macchinetta “Outside Service” e il “pay smecker”; Pubblicità regresso e Save the Date; Ferboten, like e x, ovvero chi ci capisce è bravo; Dal qui si beve al puttanambolo; un po’ di storia della lingua italiana; Già, ma cosa combinano i nostri vicini?; Una provocazione finale che è anche una sfida (e un impegno). Spero di aver raccolto il vostro pensiero, cari lettori. Grazie a chi vorrà acquistarlo e, magari, poi, deciderà di condividere, in questa piazza virtuale, le proprie osservazioni. Viva l’italiano.