Oggi c’è una brutta storia. Non come l’uccisione di un politico “che la pensa in modo diverso“, ma quasi.

C’è sempre la volontà di censurare un pensiero diverso, in questo caso sulla malattia e sul modo diverso di affrontarla. Non solo. C’è anche dell’altro. Ma andiamo con ordine.

Il convegno promosso dalla Fondazione Di Bella e patrocinato dall’Ordine dei medici di Bologna dal titolo “Molecole biologiche citostatiche, differenzianti e apoptotiche non valorizzate in oncologia” programmato il 2 luglio nell’aula Magna dell’università di Bologna non si terrà più lì. Nonostante gli accordi presi per iscritto con la responsabile dell’ufficio “Gestione logistica edifici polifunzionali” dell’Università di Bologna e un contratto sottoscritto da entrambe le parti più di un mese fa.

È bastato che un cittadino esprimesse la sua contrarietà per telefono per far fare marcia indietro al rettore dell’Università. A pochi giorni dall’evento. Possibile?

Sentite.

Il cittadino ha contestato che si parli del Metodo Di Bella in un’aula universitaria benchè il convegno preveda anche interventi di altri illustri professori come Carlo Ventura ordinario di Biologia Molecolare dello stesso ateneo, Carla Ferreri, ricercatrice del Cnr bolognese, Giancarlo Pizza presidente dell’Ordine dei medici di Bologna e Sergio Stagnaro, fondatore della Semeiotica quantistica, per citarne alcuni.

E benchè la Fondazione Di Bella abbia già organizzato un convegno in quell’aula, nel 2012.

Ma tant’è, il cittadino in questione ha alzato i toni. E l’Ateneo ha obbedito (!).

Vi è stato, a onor del vero, un tentativo di spiegazione, il pro rettore ha ricordato che chi affitta gli spazi non concede il suo patrocinio – che in questo caso è stato dato con tutt’un un altro peso e significato dall’Ordine dei Medici – ma a nulla è servito.

La brutta storia è raccontata qui – per la verità in modo poco comprensibile – dal protagonista che va fiero del suo becero gesto, come lo è quel bambino che pesta i piedi urlando in mezzo alla strada e quindi ottiene, per sfinimento, il risultato del suo capriccio.

E la replica dell’ateneo?

Non c’è. L’imbarazzo causa silenzi. E le nostre domande sono cadute nel vuoto.

Ieri, dopo la messa online dell’insolente protesta, la Fondazione Di Bella è stata avvertita che “l’aula 1 non sarà disponibile il 2-7 causa problemi tecnici”. E anche quest’oggi è stata quella l’unica spiegazione ufficiale diramata dall’ateneo.

Indignata per l’accaduto, l’onorevole Katia Polidori ha scritto all’Università di Bologna e al direttore de Il Fatto Quotidiano, colpita “dagli aggettivi poco edificanti rivolti al professor Di Bella e ai docenti medici e ricercatori relatori al convegno”. E ancora: “Ciò che ha destato la mia attenzione è che in una Università, in un luogo di Cultura, non si possano affrontare, approfondire e confutare delle tesi. Se così è, mi aspetto un indice delle materie proibite. Tutto ciò sa di censura. Abbiamo consentito a un imputato per omicidio colposo plurimo di tenere una lezione di gestione del panico nella prestigiosa università La Sapienza e poi censuriamo medici titolati? Lo trovo ridicolo e offensivo, prima che per gli interessati, per amore della libertà, del confronto culturale e del progresso scientifico. Ideali per i quali l’istituzione universitaria dovrebbe battersi anche a costo di sacrificare qualche pretesa di superiorità”.

Ma il convegno si terrà lo stesso il 2 luglio con identico programma. Grazie all’intervento del gruppo 5 Stelle è stato messo a disposizione un salone della Regione. È lo spazio polivalente dell’assemblea legislativa “Guido Fanti” della Regione Emilia Romagna, viale Aldo Moro 50, Bologna.

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