In un’intervista sul Corriere a Jacopo Fo, figlio dell’attore comico e premio Nobel per la Letteratura Dario Fo, ho trovato una frase ad alta concentrazione di bufale.

«Mio nonno (ferroviere) è stato un militante del partito socialista. Durante il fascismo, nascondeva i documenti riguardanti i partigiani dentro i pannolini di mio padre. Ha aiutato molti ebrei a fuggire in Svizzera: li nascondeva dentro le casse dei treni, da lui condotti, che contenevano sabbia. Toglieva la sabbia e infilava dentro i poveretti».

Ricapitoliamo. Il nonno di Jacopo nascondeva “documenti riguardanti i partigiani” nei pannoloni del figlio Dario. Peccato che nel 1943 Dario Fo avesse già 17 anni, e fosse arruolato volontario nella Repubblica Sociale Italiana (qui). In un periodo in cui gli ebrei transitavano in Svizzera perlopiù chiusi dentro carri bestiame, diretti verso i campi di sterminio, il futuro premio Nobel, adolescente ma in pannolone, seguiva sui treni il padre, che nascondeva profughi ebrei nelle “casse” della sabbia, che in realtà non si trasporta in “casse”, ma alla rinfusa in appositi vagoni, o al limite in sacchi.

Nel centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, un nonno socialista lo cavi sempre dal cilindro pur di sdoganare la famiglia dalla parte giusta della Storia. Basta rievocare la sua memoria, inserirla al centro della narrazione, retrodatando il futuro premio Nobel da adolescente a poppante, rendendolo così incapace di intendere e di volere quando scelse di stare dalla parte di Benito Mussolini.

Le nuove generazioni hanno bisogno di aneddoti positivi. Che poi siano veri, taroccati, o anche decisamente falsi… che differenza Fo?

Tag: , ,