Si sa, chi rifiuta di dividere Ucraini e Russi in buoni e cattivi è PUTINIANO. Chi ha troppo a quore le sorti dei Palestinesi è ANTISEMITA. Chi critica il tam tam di guerra è un PACIFINTO. A volte, gruppi d’interesse influenti hanno la capacità di caricare ideologicamente alcune parole chiave.

Chiunque tenti di scomporre e analizzare il significato di quelle parole viene trattato alla stregua di un trasgressore di domicilio. Fa niente se i recinti abusivi intorno al loro significato siano stati messi apposta per inibire il pensiero altrui.

Da autentico ‘pacifinto putiniano’, sono rimasto colpito dall’invettiva di Ursula Von der Leyen del 29 Marzo 2025: «Kiev deve diventare un porcospino d’acciaio».

Per capire il ragionamento scazonte di chi spinge un Paese già sconfitto al suicidio, è utile rileggere un concetto analogo espresso da Tony Blair a proposito delle guerre americane senza fine:

«Quel che è fatto è fatto. Sia per l’Afghanistan sia per l’Iraq si possono trovare buone ragioni per cui non andava fatto. Ma una volta che è stato fatto, avremmo dovuto restare sulla stessa linea. Per questo ero contrario al ritiro dall’Afghanistan nel 2020»*.

Ho interpretato bene? L’ex Primo Ministro Britannico ritiene che sarebbe stato più opportuno continuare ad ammazzare persone innocenti, piuttosto che interrompere guerre senza un fine e senza una fine?

«Meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora», disse Benito Mussolini il 24 Settembre 1928. Alla luce degli eventi successivi, il significato della celebre frase subì una metamorfosi: meglio morire, un giorno, da pecora. Per quanto riguarda leone e porcospino, sono in corso accertamenti e vi terremo aggiornati.

 

* Corriere della Sera, 5 Settembre 2024, intervista di Aldo Cazzullo.

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