In un articolo sul Corriere della Sera del 16 Agosto, Federico Rampini chiede scusa per aver sbagliato, a caldo due anni fa, la sintesi sulle responsabilità del sabotaggio del gasdotto Nord Stream: «La mia analisi del 28 Settembre 2022 iniziava bene, applicando il principio del “cui prodest” (a chi giova) segnalavo che la pista più verosimile era quella ucraina (…) Tuttavia, nel prosieguo della mia analisi (…) davo spazio anche ad altre teorie, aggiungevo possibili piste russe, che venivano accreditate da molte fonti occidentali».

Sono andato a rileggere l’articolo del 2022, e mi sono accorto che lo stimato giornalista aveva attribuito ai putiniani d’Italia, non a se stesso, l’ipotesi che il sabotaggio giovasse più al fianco est della Nato che alla Russia: «La logica del “cui prodest” ha generato molte assoluzioni di Putin, nei talkshow italiani dove abbondano i simpatizzanti dell’autocrate russo».

Ora l’autore sostiene che quella era fin da subito la versione più “verosimile”, il che significa che l’opinione dei putiniani d’Italia si è curiosamente rivelata la più accurata. Rampini potrebbe avere finalmente compreso che descrivere il mondo com’è, non come vorremmo che fosse, significa essere amanti della verità, non seguaci di Vladimir Putin.

Ancora Rampini nell’articolo dell’altro giorno: «Quando fu informata del piano di attacco sottomarino, l’Amministrazione Biden mise un veto. Zelensky s’impegnò a cancellare l’operazione. Poi, secondo la versione oggi accreditata, non riuscì a farsi obbedire dai militari che nel frattempo avevano istruito il commando di sub».

Se le cose stanno così, chiede retoricamente Rampini, perchè Putin rifiuta la verità? La risposta dello stesso giornalista è impietosa: «Perchè non è funzionale alla sua narrazione, secondo cui l’Ucraina è una miserabile nazione-fantoccio, manipolata dalla Nato e dall’America».

Eppure, un indizio contro l’azionista di maggioranza della Nato esiste eccome: la conferenza stampa del 7 Febbraio 2022, nel corso della quale Joe Biden dichiarò che se la Russia avesse invaso l’Ucraina, il Nord Stream 2 avrebbe fatto una brutta fine (qui). Una giornalista fece notare al Presidente Americano che il progetto del gasdotto era sotto controllo tedesco, e in che modo avrebbe potuto metterlo fuori uso? Questa fu la risposta di Biden, seguita da un sorriso sinistro: «Le prometto che saremo capaci di farlo». Quel patatone di Olaf Scholz, in piedi di fianco a lui, non ebbe nulla da obiettare.

Rampini conclude il suo articolo con una nota di ottimismo: «Le bugie hanno le gambe corte nelle nostre democrazie: prima o poi i tentativi di occultare la verità, gli insabbiamenti, le manovre per depistare, vengono sconfitte da una stampa libera e indipendente».

Questo mi fa ben sperare: se l’ammissione di responsabilità preventiva di Joe Biden avesse subito un involontario insabbiamento, oppure un temporaneo depistaggio, o magari un distratto occultamento, la verità tornerà presto a galla. Tutto questo avverrà grazie alla forza trascendente della nostra stampa libera e indipendente, che ha in Federico Rampini uno dei più autorevoli interpreti.

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