Hollywood e la gallina dalle uova d’oro
Rassegnamoci. Per vedere la fine di una saga cinematografica, ormai, dobbiamo aspettare almeno un paio di anni, neanche fosse la prenotazione di una visita specialistica pubblica. In principio fu Harry Potter e i doni della morte, diviso in parte 1 e 2, ovviamente non motivi artistici, ma puramente economici. Parafrasando la celebre pubblicità del Maxibon “du incass is megl che one” e vista la scarsità di idee che circola da quelle parti non hanno trovato di meglio, per ringalluzzire le entrate, che fare lo spezzatino del romanzo finale di ogni benedetta serie. Il maghetto ha aperto il varco e, dopo di lui, in tanti si sono infilati, fino all’ultimo, in ordine di tempo, The Divergent Series che adatta il romanzo finale della trilogia di Veronica Roth, Allegiant, in due pellicole, Allegiant, appunto, da mercoledì scorso nelle sale (l’Italia ha avuto il privilegio di far mostrare, prima nel mondo, questo capitolo cinematografico al pubblico) e Ascendant che arriverà solo il prossimo anno. Non si tratta di fare le verginelle. E’ comprensibile che davanti al box office si cerchino soluzioni ad hoc per far crescere i proventi, visti anche i costi di certe produzioni. Infatti, Allegiant ha fatto il miglior incasso dei vari Divergent. Il problema, però, non è trascurabile se poi i risultati sono come questo primo capitolo che, al lato pratico, è una grossa delusione. Mi chiedi il doppio della cifra per dividermi in due l’adattamento dell’ultimo romanzo? Mi può star bene, ma mi aspetto un salto di qualità nella saga che mi ripaghi del mio sforzo economico. Se, invece, non è così (e non si tratta solo del povero Allegiant, ma la lista è lunga, a partire dall’ultimo Hunger Games), mi sento, un poco, preso in giro.