Critica e pubblico pagante, sempre più distanti
L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello di Batman v. Superman, massacrato dalla critica americana e premiato dal pubblico, non solo statunitense, ma di tutto il mondo. Sembra il principio dell’economia a due velocità. Da una parte, c’è chi scrive, isolato nel proprio mondo, sempre più distante dai gusti della gente, incapace di criticare con obiettività, vittima delle anteprime a circuito chiuso, viste insieme a chi, come lui, si esalta solo se si annoia. E così, si contagiano gli uni con gli altri, come con il raffreddore, spegnendo ogni briciola di entusiasmo, considerato un peccato mortale. Gli horror giovanilistici? Fanno pietà a prescindere, per partito preso. Il genere “young adult”? Da massacrare facendo esercizio di bella (spesso, si fa per dire) scrittura. Dall’altra, per fortuna, c’è il pubblico che paga il biglietto, ovvero quello che conta. Che infischiandosene dei soloni dal ditino alzato, va in sala a prescindere. Ora, non dico che la critica vada eliminata, ci mancherebbe. Mi farei del male da solo. Ma l’invito che (mi) rivolgo ai miei colleghi (ovviamente tutti più illustri) è di andare qualche volta, al cinema, pagando il biglietto, sentendo le reazioni del “popolino”. Una sorta di corso di aggiornamento, di full immersion dei gusti dello spettatore. Che, in fondo, dovrebbe essere il fruitore principale delle recensioni. Qualcuno, faccia una capatina alle anteprime e lo ricordi ai recensori.