Il pepe nel sedere sui titoli di coda
Ma cosa hanno gli italiani quando sullo schermo partono i titoli di coda? Non fa in tempo ad uscire la parola fine che tutti scattano come se lo starter avesse dato il via o si fosse acceso il verde al semaforo. Giubbotti infilati in fretta e furia e via di corsa dalla sala, calpestando scarpe senza neanche scusarsi, neanche fosse scoppiato un incendio o avessero tutti il pepe nel sedere. E’ vero anche che chi aspetta lo spettacolo successivo, si fionda in sala, non appena aprono le porte (pur avendo i biglietti numerati) vedendo praticamente in anticipo i titoli di coda della proiezione precedente. Perché noi siamo così: un popolo insofferente a certe regole. Capisco che, nell’immaginario collettivo, i titoli finali non facciano parte del film, come se fossero un corpo estraneo, un messaggio pubblicitario, un discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Però, anche solo per rendere omaggio a chi, per la parte tecnica, contribuisce con il proprio lavoro alla riuscita del film, si dovrebbe restare seduti. Scoprendo, magari, anche le località meravigliose che hanno ospitato la troupe, di solito indicate proprio sul finire dello scorrere. Consapevoli di questo “malcostume”, ecco che molte produzioni hanno spostato “l’elenco della spesa” di cast artistico e tecnico all’inizio del film, facendo precedere, così, la prima inquadratura, da interminabili liste di nomi e, soprattutto, da doverosi ringraziamenti a tutti quelli che ci mettono gli euro. Un po’ come se gli attori teatrali e i finanziatori uscissero sulla scena per ricevere gli applausi dalla platea, prima di iniziare a recitare. Sulla fiducia, insomma. E così, sempre per inchiodare il pubblico alla poltrona, fino all’ultimo secondo, molti produttori e registi hanno deciso di sfruttare l’escamotage di inserire delle scene aggiuntive proprio in fondo ai titoli di coda (classico è il caso Marvel), a volte annunciandolo, altre no, premiando così coloro che, stoicamente, resistono fino all’ultima inquadratura. Oddio, va detto che questi titoli, spesso, sono lunghissimi. Un film, in apparenza, della durata di 105 minuti ne consacra almeno una decina ai ringraziamenti vari. Decisamente troppo. Ci vorrebbe la giusta misura, da una parte, ma anche dall’altra. E voi, quanto resistete sulla poltrona?