Le sceneggiature comiche? Non pervenute
Questo Natale cinematografico su grande schermo sarà ricordato, soprattutto, per la quantità industriale di film comici usciti, inversamente proporzionale alle risate suscitate. Raramente mi è capitato di assistere ad anteprime di cinepanettoni o simili dove regnava un imbarazzato silenzio. A parte Lillo e Greg e il loro Natale a Londra, per il resto, calma quasi piatta. Più per colpa di sceneggiature improbabili (ma anche i registi ci mettono del loro), a volte anche caotiche, che fanno passare situazioni inverosimili come se nulla fosse, nascondendosi dietro al fatto che “tanto è una commedia e la gente non ci farà caso”, che dei vari protagonisti. Il pubblico che paga, oltre a voler ridere (sacrosanta richiesta), vorrebbe anche vedere un film degno di questo nome. Perché i francesi riescono a far uscire titoli divertenti e ottimamente interpretati, mentre noi, al massimo, li scopiazzamo e pure male? Ma che fine ha fatto la nostra tradizione comica? Vedi un film come Non c’è più religione e ti cascano le braccia. La comunità italiana cristiana che chiede in prestito un bebè arabo per fare la parte di Gesù in un presepe vivente, per raccontare il problema del calo di natalità in Italia, poteva essere una bella provocazione se fosse sorretta da una trama convincente e non da singoli quadretti sfilacciati, banali e senza personalità, che finiscono per farti sbadigliare. L’impressione è che ormai anche i nostri protagonisti della comicità si siano fossilizzati nei loro ruoli, indipendentemente dai film. Bisio, De Sica, Boldi sono bravi, conoscono il mestiere, hanno fatto ridere generazioni di persone, ma gira e rigira quando vai in sala sai già cosa ti faranno vedere, quali battute, bene o male, ti proporranno; finendo per farti confondere anche con i titoli dei loro film, visto che raramente si distaccano da certi cliché e canovacci. Non si ha, e parlo del cinema italiano in generale, il coraggio di cambiare, di osare, di proporre qualcosa di diverso. E se si prova a fare un film più attinente alla realtà, i risultati sono spesso deludenti. Insomma, si preferisce l’usato sicuro, confidando nella bontà dei fan, ma con il risultato che ti sembra tutto già visto, senza mai sorprenderti. Siamo ancora attaccati alla rima declamata da De Sica in Poveri ma ricchi “i poveri lavorano come un mulo e ai ricchi glielo mettono nel ….”. Gli incassi natalizi diranno se una risata, artisticamente, seppellirà questo modo di fare il cinepanettone.