the-end1Siete andati al cinema, oggi? Per qualche ora fate ancora in tempo a sfruttare l’ennesimo secondo mercoledì del mese a 2 euro, quello che, sulla carta e nelle intenzioni del ministro Franceschini, serve a rilanciare il prodotto cinematografico, a far ritornare la gente in massa nelle sale, a rendere tutti contenti gli operatori che gravitano intorno alla settima arte. Ma è così? Chiaramente, lo spettatore è felice. Invece di spendere i tradizionale 7-8 euro di ingresso per un solo film, può investire la stessa cifra per regalarsi una maratona di quattro pellicole. Non male, insomma, come opportunità. Però, c’è un però. Qualche tempo fa, ad esempio, come riportai in un articolo apparso sul giornale,  la casa di distribuzione Teodora Film aveva dedicato, all’iniziativa, un duro comunicato dal titolo emblematico, «Rosso Franceschini», che invito a leggere nel loro sito, fortemente critico nei confronti del Ministro Franceschini e delle associazioni di produttori. Non entro nel merito delle affermazioni fatte in quella lettera, sulle motivazioni che hanno spinto il Ministero a lanciare e prorogare l’iniziativa, ma ritengo che questa presa di posizione di Teodora (preziosa casa di distribuzione indipendente che ha portato, in Italia, degli autentici gioielli come Amour), unitamente anche alla decisione di alcuni esercenti di non aderire più all’iniziativa, meriti qualche considerazione, perché ritengo che questa storia che il costo ridotto del biglietto porti la gente di nuovo in sala e basta, vada letta con attenzione. È innegabile che i biglietti venduti, in quella giornata, miracolosamente si moltiplichino e che i 2 euro di ingresso rappresentino una forte attrattiva anche per quel pubblico di solito refrattario ai cinema. Il prezzo basso è una calamita e alcuni lettori mi hanno confidato come si rechino in sala solo in quel particolare giorno. Ma sono veramente tutti contenti?  Mi riferisco, in particolare, agli esercenti delle piccole sale (per le multisala, il discorso è diverso grazie all’indotto di popcorn e bibite, visto il tipo di film proiettato), quelli più colpiti dalla crisi, i cui costi fissi (personale, elettricità, costo minimo garantito del film) non si abbattono proporzionalmente alla riduzione del ticket. Senza tralasciare il fatto che, soprattutto in queste sale, gli incassi dei fine settimana immediatamente precedenti e successivi all’iniziativa, vengono «cannibalizzati» («se un film mi interessa, aspetto quel mercoledì per vederlo a prezzo ridotto»). Per non parlare del misero box office del martedì che precede l’entrata a 2 euro. Una promozione «una tantum», fatta in questo modo, pur con le buone intenzioni di chi cerca di difendere il prodotto cinema («se posso vedere un film a 2 euro, magari, evito di scaricarlo») finisce, con molta probabilità, per non fidelizzare la gente, danneggiando gli incassi. Esercenti che conosco, mi hanno confidato come l’incasso del mercoledì, quasi sempre, non compensi le perdite medie dei normali incassi dei giorni precedenti. Per non parlare del fatto che si corre il forte rischio di svilire un bene, il cinema, che non è primario e che, come tale, ha il diritto di farsi pagare in modo appropriato (non stiamo parlando di pane e latte). Perciò, vanno benissimo le iniziative per far tornare la gente nelle sale che, immagino, le associazioni di categoria avranno ponderato (non è solo una iniziativa del Ministro), ma non si dimentichi chi, ogni giorno, con fatica, apre le sue piccole sale per proiettarli.  Se il Ministro Franceschini, o qualche rappresentante delle associazioni aderenti, volessero motivare la scelta, mi piacerebbe poterli ospitare in questo spazio

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