War Machine è il simbolo del cinema che cambia
Oggi, nella pagina delle recensioni, ho aperto con un film che non si vede nelle sale cinematografiche. War Machine, curioso dietro le quinte di un conflitto bellico, è visibile, infatti, solo sulla piattaforma a pagamento di Netflix, che lo ha realizzato. Non si tratta, perciò, di una pellicola andata al cinema ed acquisita, successivamente, in esclusiva, dal nuovo colosso della tv in streaming, ma di un lungometraggio originale, fruibile solo dagli abbonati. E’ il nuovo che avanza e al quale la pagina, di solito dedicata ai film presenti nei cinema, ha deciso di adeguarsi, perché il futuro della settima arte, bene o male che sia, non passerà più, esclusivamente, dalle già disertate sale. Del resto, la recente polemica al Festival di Cannes che ha coinvolto, suo malgrado, proprio Netflix, dimostra come il cinema stia percorrendo strade diverse pur di raggiungere il suo scopo principale, che è quello di essere visto dalla gente. D’altronde, le stesse sale hanno diversificato l’offerta, trasmettendo in diretta opere liriche, partite di calcio, spettacoli teatrali, concerti. Inutile, quindi, stupirsi o storcere il naso. Così è se vi pare. Questo War Machine sembra, oltretutto, l’asso calato da Netflix per allargare il proprio pubblico, tipicamente appassionato di serie televisive. Basta dare un occhio ai tanti cartelloni, appesi nelle fermate della metro, per veder campeggiare il viso di Brad Pitt, mattatore bravissimo del film diretto da David Michôd. Pellicola semibiografica, nel senso che si ispira alle vicende del generale Stanley A. McChrystal, costretto a dimettersi dal ruolo di comandante delle truppe NATO in Afghanistan a causa di un articolo pubblicato dalla rivista Rolling Stone. Pitt dà sembianze e tic al suo alter ego, Glen McMahon, mandato sul campo per porre fine al conflitto bellico, tratteggiandone la complessa personalità. Un film satirico, ma non antimilitarista come etichettato erroneamente da qualcuno, che si perde in alcuni momenti, passando troppo velocemente dal comico al drammatico, ma utile per capire e riflettere. Che non risparmia nessuno: dalle critiche all’operato di Obama a un Karzai che ride a crepapelle guardando Scemo & più scemo. Insomma, far finta che la distribuzione dei film non sia cambiata sarebbe un errore. Io credo che le sale, bene o male, nonostante i 2 euro ministeriali, siano destinate a vivere ancora a lungo e per fortuna. Però, è inevitabile che, tra pochissimi anni, il futuro della fruizione dei film sarà cambiato in maniera radicale. Già lo vediamo con i normali programmi televisivi. Ormai non c’è tv, anche generalista, che non offra un servizio on demand. Perdete Le Iene? Lo potete recuperare tranquillamente. La Rai ha messo a disposizione, in Internet, i nuovi episodi di Non Uccidere prima che arrivino sul piccolo schermo. La gente ormai si fa la propria televisione a uso e consumo. Sky mette a disposizione i film, per chi è abbonato da più anni, prima della visione sui vari canali. E chi è abbonato a Netflix o simili può vedere intere serie televisive, anche in una sola giornata, senza aspettare il passaggio dei singoli episodi. Per questo, War Machine (ma non è il solo film originale disponibile) è qualcosa al quale saremmo, prima o poi, arrivati. Piaccia o meno.