Pantani e Totti, tra retroscena, ipotesi e meritate celebrazioni
Pantani e Totti, due campioni dello sport che, in settimane diverse, sono approdati sul grande schermo, protagonisti di due pellicole, differenti tra loro, ma ugualmente interessanti per chi li ha amati, il primo in bicicletta, il secondo con la maglia della Roma e della Nazionale. Il caso Pantani, l’omicidio di un campione è girato come se fosse un thriller, mettendo in evidenza i lati oscuri della morte del Pirata. Un film d’inchiesta che fa riflettere e che svela particolari poco conosciuti legati alla sua scomparsa. Si parte da quel fatidico 5 giugno 1999, quello del controllo antidoping all’Hotel Touring di Madonna di Campiglio (mancavano due tappe alla fine del Giro d’Italia dominato), dove emerse un valore di ematocrito poco superiore al consentito, con esclusione di Pantani dalla competizione. Fatto dal quale non si riprenderà più e che rappresentò l’inizio della sua discesa verso l’inferno. Nel film si sposa in pieno la tesi della congiura ordita dalla malavita e legata a un giro di scommesse importante contro la sua vittoria finale. La solitudine del campione, nonostante l’amore della famiglia e dei pochi veri amici, la cocaina e la misteriosa morte del 14 febbraio 2004. C’è tutto nel film diretto da Domenico Ciolfi, anche se la parte che colpisce maggiormente è quella che mette in serio dubbio l’ipotesi della morte dovuta a intossicazione di cocaina e psicofarmaci. Il lungometraggio smonta la tesi ufficiale, instillando più di un dubbio che il Pirata sia stato, in realtà, ucciso. Altro tono quello che celebra Francesco Totti con il documentario Mi chiamo Francesco Totti (lo trovate, fino a mercoledì, nelle sale), di Ales Infascelli. Si parte dalla notte che precede il suo addio al calcio per ripercorrere, con la sua voce narrante fuori campo, la carriera di uno dei più grandi talenti del calcio mondiale. Dai primi calci a dieci anni (con filmati inediti) al Mondiale del 2006, dallo scudetto con la Roma al rapporto consolidato con la famiglia, dall’infortunio che sembrava estrometterlo dalla Germania al rapporto con Spalletti. Il calcio sì, ma non solo, in un “dietro le quinte” che piacerà ad ogni amante del calcio.