Atreju, la tradizionale festa di Fratelli d’Italia, quest’anno non si è tenuta. Nessuno fino ad oggi ha fatto commenti per via della concomitante gravidanza di Giorgia Meloni che si presume esserne la causa. Era indelicato e scorretto tirare delle stilettate a una giovane donna nella fase più delicata ed esaltante della sua vita; e così è stato. Tuttavia, dopo aver fatto gli auguri a lei e alla piccola Ginevra, nata da qualche giorno, non posso esimermi dal fornire qualche considerazione. Adesso lo si può, e lo si deve fare.

Ma la faccio nei confronti dei giovani che con sacrificio e passione fanno volantinaggio, presidiano gli stand, assistono ai dibattiti e sono sostanza viva di quel partito, così come tanti altri lo sono per la rive gauche.

Mi rivolgo a loro perché non ha senso un atto del genere. Lo dico con tutta la pacatezza possibile perché avendo la metà dei miei anni non vorrei assumere verso di essi atteggiamenti paternalistici che aborro a priori, e anche perché in molti casi abbiamo letture e passioni culturali simili.

Non ha senso saltare un giro perché la leader sta per partorire. Che scusa è mai questa? Una festa che si fa ogni anno, con decine di dibattiti, qualche migliaia di persone, ospiti più o meno illustri e, perché no, anche un ritorno mediatico importante e invece si salta un giro?

La battaglia non ammette deroghe, nemmeno quella politica. O meglio, ne ammette qualcuna, ma non di questo tipo.

Non voglio cadere in esercizi di passatismo egotistico tuttavia, fino all’avvento della Seconda Repubblica, i movimenti giovanili erano addirittura al limite dell’eresia; spesso radicali, tumultuosi, frenetici, anarcoidi. Il Fronte della Gioventù si scontrò con il Msi sulla Guerra del Golfo, tanto per citare uno degli episodi più eclatanti. Non pochi rappresentanti di quel mondo quando mettevano in imbarazzo il Partito venivano richiamati all’ordine e spesso espulsi. Organizzazioni giovanili e partiti di riferimento si rinfacciavano le scelte politiche ad alta voce perché a segnare l’azione dei ‘’più piccoli’’ era un ribellismo connotato anche da errori e posizioni non raramente ultra-ideologiche.

Ora, non dico di mutuare integralmente quei modelli visto che il mondo è cambiato. Ma morire di leaderismo già a 18anni, cari fratelli e sorelle d’Italia, è pericoloso.

Non dovete buttare Giorgia Meloni giù dal trono anche perché se veramente la decisione di non tenere Atreju fosse stata sua non cambierebbe la sostanza delle cose. Dovreste però almeno essere paladini di un dissenso costruttivo. Esercitare e alimentare le frenesie tipiche della gioventù, ed esporre con tutta la potenza e la fantasia possibile l’insofferenza e l’insubordinazione che si agita nei vostri cuori; lasciarvi andare all’intuito ed abbandonarvi alle passioni.

Statene certi: sarà d’aiuto anche alla neo-mamma avere accanto un movimento giovanile pungente e mai domo.

Altrimenti sarete simili ai ‘fighettini’ già visti nella Seconda repubblica i quali sostavano nelle sale d’aspetto dei movimenti giovanili attendendo la chiamata per entrare nel partito dei ‘grandi’.222222

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