Nato da tre genitori. Povero Abrahim
Mai mettere limiti alla Tecnica, la dea del nostro tempo; quella con la ‘T’ maiuscola tanto bistrattata dai più strenui paladini del progresso. Essi infatti non credono al quadro deterministico che spesso la realtà impone ad ognuno. Sono convinti che l’uomo sia responsabile e capace di fermarsi un attimo prima di delegare definitivamente tutto alle ‘macchine’.
Ne ho trattato ampiamente in un mio recente volume (Umanità al tramonto. Critica della ragion tecnica) e perciò non mi attardo sulle analisi filosofiche, etiche o teologiche, così come non mi soffermo sul fatto che la nostra tracotanza prima o poi sarà punita (i Greci lo avevano capito qualche millennio fa).
Restiamo ai fatti. E i fatti ci dicono che solo oggi, dopo cinque mesi dalla nascita, si è saputo che in Messico, è
nato Abrahim Hassan con una procedura che permette di sostituire i mitocondri difettosi della cellula uovo della madre con quelli di una donatrice sana. In sintesi, questo essere umano è nato dal Dna di tre genitori.
Ripeto per chi si fosse distratto e non avesse compreso bene l’ultimo mio rigo: questo bambino è nato da tre genitori; un pezzo del codice genetico della madre, uno del padre e un altro di una donatrice sana sono stati tecnicamente utilizzati per creare una nuova vita, che si spera perfetta. La madre aveva infatti dei mitocondri difettosi e per evitare che il figlio ereditasse il problema hanno pensato di risolverlo in questo modo. Creando un piccolo ariano messicano, insomma.
Già negli anni ’90, si erano tentati simili esperimenti ma i bambini nacquero con ‘disordini genetici’. Sì, perché questa è la terminologia da loro usata. Poi, con la dovuta serenità, quando le acque si saranno calmate, ci spiegheranno cosa vuol dire ‘disordini genetici’. Una mezza idea credo di averla, ma meglio non approfondirla.
Un’altra certezza però l’abbiamo. Questa tecnica, per ora approvata solo nel Regno Unito, nel giro di un decennio, quando saranno superate tutte le reticenze e le perplessità, farà parte del patrimonio scientifico del pianeta perché, come diceva Jacques Ellul, <<la tecnologia non avanza mai in direzione di qualcosa […]. Dato che possiamo sbarcare sulla luna, che cosa potremmo fare lì e a quale scopo? […]. Quando i tecnici hanno raggiunto un certo livello di competenza nel settore delle comunicazioni, dell’energia, dei materiali, dell’elettronica, della cibernetica ecc., tutti questi elementi si sono combinati e hanno mostrato che avremmo potuto esplorare il cosmo ecc. Ciò è stato fatto perché poteva essere fatto. E questo è tutto>>.
Questo è purtroppo lo snodo della intera questione. Oramai non importa se una tal cosa possa avere un profilo etico riconoscibile o meno. Ciò che ci preoccupa è se può essere ‘tecnicamente fatta’ oppure no. E visto che quasi tutto può essere ‘tecnicamente fatto’, procediamo spediti verso la sparizione della ‘umanità’.