La chiccosa Rula Jebreal
Ho avuto di nuovo un incubo. Volevo comodamente guardarmi una puntata di Piazza Pulita, il programma di Corrado Formigli, e invece ho rivisto una trasmissione di vent’anni fa. Un insulso talk con la vittima sacrificale da una parte e le vestali del bon ton e del politicamente corretto dall’altra. Perché di quello si tratta! Formigli, uno dei figliocci del Michele Sant’oro nazionale, è tra quelli che hanno imparato meglio la lezione del teatrante camuffato. Invitano il politico poco gradito, mettono in scena una scrittura ponderata in ogni minimo particolare con un prologo, un intermezzo ed un finale, e poi mandano a dormire il telespettatore con i sensi di colpa e con l’idea che il nazismo sia dietro le porte.
Ho rivisto nell’ultima puntata di Piazza Pulita le stesse scene che vedevo nei primi anni del governo Berlusconi quando subdoli e fastidiosi giornalisti d’assalto entravano in qualche remota sezione dell’allora Msi e chiedevano all’ottantenne di turno o al giovanotto impreparato sotto qualunque profilo cosa ne pensassero di Mussolini e del Fascismo. E da lì, ricevendo ovviamente risposte nel migliore dei casi folkloristiche, facevano partire tutta una serie di deduzioni e di analisi catastrofiche e funeste sul nostro Paese, in uno stomachevole miscuglio di capziosità che però era efficace per l’audience e per avvalorare tesi precostituite.
Piazza Pulita partiva con un servizio su imbecilli che inneggiavano al ‘potere bianco’, a camere a gas e ad amenità di vario genere. Grassocci statunitensi cresciuti a salsa ketchup e hamburger che facevano il saluto romano, ringalluzziti dalla scesa in campo di Trump.
Ho avuto un incubo grazie a Rula Jebreal, la chicchissima giornalista che sa tutto di tutto e lo ostenta con aria di sufficienza verso l’interlocutore e velata albagia. La chicchissima giornalista che anche se la saluti con un garbato <<Buongiorno>>, ti risponde piccata: <<capisco che è difficile parlare con una donna di colore come me>>. La chicchissima giornalista che avendo origini mediorientali non permette a nessuno di avventurarsi in quel campo, pena il ricevere sorrisini di scherno e accuse di analfabetismo geopolitico. La chicchissima giornalista che vive anche negli Usa e quindi non ci si può avventurare in personali commenti sulle recenti elezioni e sui flussi di voto perché te li spiega lei. La chicchissima giornalista che quando le chiedono di Renzi tira in ballo Berlusconi, e quando le chiedono della Merkel tira in ballo Berlusconi, e quando le chiedono ”che ora è?”, tira in ballo Berlusconi.
Ho avuto un incubo grazie ad Alan Friedman che intervista e frequenta i ‘grandi’ da una vita ma è da una vita che si dichiara indipendente; che non vota democratico ma salta sulla sedia di fronte ai Salvini, ai Brunetta, ai Trump o ai Sarkozy di turno che democratici proprio non sono; che è sempre in collegamento da Washington e da New York e riferisce cose e riporta commenti come una Lilli Gruber qualunque, cioè con il tre quarti spostato a sinistra e il resto pure, ma tenendo a ribadire che è indipendente.
Ho avuto un incubo nel vedere Giorgia Meloni cadere nella trappola e accanirsi nel rispondere piccata a quel servizio di Piazza Pulita seppur fosse irritante per chiunque l’accostamento implicito ”Trump-nazisti-destra”. Ho avuto un incubo nel vedere Giorgia Meloni rispondere su vicende che non la riguardavano e sottomettersi ad una sceneggiatura già scritta. Arrendersi come una vittima sacrificale per passare sotto la gogna dei tre radical-chiccosi. Invece di rifiutarsi di rispondere ha tentato infatti di dimenarsi su una vicenda che non le competeva in alcun modo. Lo ha fatto anche con passione e tenacia ma doveva rifiutarsi. Ho aspettato fino alla fine che rispondesse con un sonoro: <<Me ne frego di quei trenta fuori di testa!>>. E invece no! È caduta nel tranello.