Dalle finte primarie alle finte elezioni.
Le cose stanno più o meno così.
Il Partito Democratico è l’unico ad avere una parvenza di organizzazione sul territorio e ad offrire periodicamente ai suoi leader la contendibilità della segreteria. Ma di parvenza si tratta, e non di altro. Perché ciò che raccontano di quel partito è plausibile solo agli ingenui.
Queste ennesime primarie sono una scialba replica delle precedenti, così scontate dal punto di vista del brio e della effervescenza polemica quanto sempliciotte sotto il profilo del tanto decantato ‘storytelling’.
Al pari, le vicende di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno sono epopea inarrivabile per qualità e suspense.
Perché tutti sapevamo che il Granduca di Toscana sarebbe stato eletto con plebiscito bulgaro, che l’algido Orlando prestava servizio come testimone della sinistra tradizionale e il naif Emiliano fungeva da garzone per dare una mano di colore. E tutti sapevamo che l’addio alla politica era falso; che l’esilio post referendum sarebbe durato non più di un paio di minuti; che il Governo Gentiloni è compagine messa insieme alla meglio con lo scopo di mantener calde le cadreghe fino alle elezioni.
E tutti sappiamo che se la nuova legge elettorale si struttura intorno al sistema proporzionale, dei tre poli in lizza (M5S, centrodestra e centrosinistra), due saranno obbligati a mettersi insieme.
Sì, le cose stanno più o meno così perché Renzi sa che la democrazia è oramai diventata una finzione e la cavalca a modo suo. E perciò dalle finte primarie alle finte elezioni il percorso sarà breve.