Loch Ness? Io ci credo.
In Scozia, due turisti hanno filmato un animale che nuotava in superficie e così Loch Ness è tornata ad essere un luogo enigmatico con strani avvistamenti. La creatura leggendaria chiamata Nessie alimenterà per qualche ora il dibattito per poi ritornare nelle profondità delle acque e della nostra piccola coscienza. Perché è evidente a tutti che in quell’incantevole lago scozzese non viva una creatura millenaria. Eppure, anche con un malcelato sorriso di scherno, in fondo facciamo finta di crederci perché in maniera più o meno inconsapevole abbiamo necessità di ritornare sempre al punto di partenza della nostra vicenda terrena. E perché delle leggende, del mito, delle narrazioni e delle fiabe, così come dei racconti di antiche civiltà perdute non ne possiamo fare a meno e mai potremmo farne. Certo …cose diverse tra loro; talune reali, altre frutto di fantasia, ma tutte necessarie per contrastare un’epoca ultrarazionale che ci impone una corazza fatta solo di logica.
Lascio da parte le furbate di carattere turistico-economiche che incentivano i residenti nell’alimentare ad arte tali avvistamenti, tuttavia mi chiedo (e vi chiedo) per quale motivo una notizia del genere continui a catturare la nostra attenzione? Sopratutto di quelli che abitano a migliaia di chilometri da quel luogo e che forse mai lo visiteranno?
La risposte è semplice. Pur consapevoli della irrealtà di un simile fatto, bramiamo l’ignoto. Vivendo un mondo fatto di ordinarietà, circoscritto alla materia, talvolta ci sovviene una umana ed eterna esigenza di ‘immaterialità’ che, però, si manifesta in modi disparati. Abbiamo infatti necessità di attingere allo ‘spirito’ per sostenere le nostre misere e asettiche giornate.
Anche se Nessie non è un mito ma una evidente panzana, mi piace ritenerlo qualcosa di simile e le motivazioni di questa mia folle ‘credenza’ sono spiegate nelle righe di Ernst Jünger: <<Anche se non si volesse credere alla verità che nascondono, è impossibile non credere alla loro incomparabile potenza simbolica. Nonostante la loro consunzione moderna, i miti restano, al pari della metafisica, un ponte gettato verso la trascendenza>>.