Catalogna, destra e ‘piccole patrie’.
Ogni giorno ha la sua pena e così scopriamo che il fronte sovranista, una volta asserita e sostenuta in ogni sede, una generale concordanza sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, si spacca invece sulla politica estera. Non lo fa sotto il profilo politico. Siamo sotto elezioni e, di conseguenza (e per quanto possibile) i vari leader pur cercando di tirare acqua al proprio mulino, proveranno a far apparire il fronte anti sinistra strategicamente compatto. La ricerca del consenso appianerà in superficie ogni differenza ma n mano che ci avvicineremo al voto.
A scandagliare bene negli incavi più interni di talune questioni, si notano tuttavia delle increspature che un tempo sarebbero state dirimenti. Presumiamo che saranno superate una volta andati al Governo del Paese: il potere, infatti, logora chi non ce l’ha. Eppure, sono di una straordinaria rilevanza.
Ciò che sta accadendo in Spagna non è infatti questione secondaria, sia per le ricadute sociali e di convivenza civile, che per le conseguenze nel resto dell’Europa. C’è già stata la Brexit, c’è un diffuso e condivisibile sentimento anti-europeo che non tende a scemare e se a ciò sommiamo le lacerazioni interne ad un Paese così importante, il quadro che ne viene fuori è catastrofico.
La spaccatura nel fronte sovranista di cui poco parlano i media emerge invece proprio nelle analisi e nei differenti posizionamenti rispetto a questa ventilata separazione della Catalogna. In queste settimane sono state assunte posizioni divergenti sotto il profilo storiografico (e quindi rispetto alle ragioni degli uni e degli altri), dal punto di vista della difesa della identità (nazionale o ‘particolare’) e della visione strategica e teorica. Roba, dunque, di non poco conto. Coloro i quali si definiscono ‘sovranisti’, nazionali, patriottici …insomma tutto coloro che afferiscono a questo variegato mondo, si stanno lacerando in una dicotomia che vede da una parte i sostenitori del centralismo di Madrid e dall’altra i fautori delle aspirazioni ‘autonomiste’ di Barcellona; su un fronte, i difensori dello Stato nazionale e sull’altro, i propugnatori delle ‘piccole patrie’.
Un dibattito che se alimentato da una linfa culturale solida e scevra da ideologismi di maniera potrebbe portare a riflessioni finalmente strutturate sul concetto di nazione, identità e autonomia nel Terzo millennio. Una rielaborazione moderna di tali concetti da riverberare poi nella pratica politica.
Per ora siamo però ai tweet e a dichiarazioni di poche righe. E temo che almeno i politici di prima fila non andranno oltre. Ma sarà un’occasione sciupata per riparlare seriamente di Europa e di sovranità. Ciò che sta accadendo in Spagna è per tanti aspetti, metafora dei conflitti e delle incomprensioni che caratterizzano (e caratterizzeranno in futuro) questa sgangherata Europa.