bvbvbvbvbvbxchjdjdm

 

 

I grillini hanno rappresentato una indiscutibile ventata di freschezza in un ambiente dove la quantità di aria putrida era diventata opprimente; un uragano necessario e atteso. E in parte sono serviti anche da valvola di sfogo democratico per tanti cittadini che, altrimenti, avrebbero impugnato forconi invece che matite.

Inutile perciò sottolinearne per l’ennesima volta i molteplici pregi che, da questo punto di vista, sono stati utile chiavistello per tentare di rinvigorire un corpo debilitato come quello della nostra classe politica.

Eppure hanno un handicap fortissimo, di cui ancora non si rendono del tutto conto i milioni di simpatizzanti ed elettori, rappresentato da quella sospesa condizione di egotismo lasciata esondare fino a tal punto che, ora, è impossibile additare difetti o limiti del loro partito, senza passare sotto la gogna mediatica e dei social, e quindi l’esser accusati di ogni ignominia, nefandezza o di intelligenza col nemico. E ciò non è dettaglio di poco conto.

Questa visione manichea che li ha portati a marchiare il proprio Dna con posizioni giacobine è stata utile all’inizio per non permettere alcuna mediazione, tener serrate le fila e farli apparire distinti e lontani dalla casta… quali in effetti erano.

Tutti però sapevamo che, alla prova dei fatti, quando cioè sarebbero stati chiamati a ‘fare politica’, l’atteggiamento avrebbe dovuto subire delle profonde mutazioni. Le loro classi dirigenti e gli eletti in parlamento facevano finta di negarlo ma, in fin dei conti, ne erano già intimamente consapevoli. Sapevano che ‘fare politica’ non significasse essere per forza dei disonesti, dei corrotti o cos’altro ancora e, allo stesso tempo, nemmeno declamare in eterno la loro virginea purezza e intransigenza tanto da rifiutare qualunque mediazione o dialogo.

La (buona) politica è una strettoia che passa tra le cose che andava dicendo il conservatore Prezzolini («è una statua di fango, può anche esser bellissima, ma chi la fa deve sporcarsi le mani. Chi è convinto, col più nobile dei propositi, che convenga farla per il bene dei propri concittadini, ha giusta ragione di mettercisi con tutto l’impegno: purché non si faccia illusione che non si sporcherà le mani») e il socialista Nenni («A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura»). Niente di più e niente di meno.

Dal famoso «uno vale uno! » tanta acqua è infatti passa sotto i ponti…e tanta ancora ne passerà. Ne abbiamo conferma ogni giorno ma pare che non si abbia ancora il coraggio di ammetterlo. L’ultimo cambio di rotta riguarda il ”doppio mandato”. Se infatti, prima del voto (2 Marzo), Luigi Di Maio ancora diceva: «Il tema del limite del doppio mandato è fondamentale per noi e si basa su un concetto importante: non esistono politici di professione»; ora (14 marzo), a scrutinio ultimato, dice: «se si dovesse tornare al voto entro un anno, salta il limite del doppio mandato».

E Prezzolini e Nenni, a loro modo, avrebbero aggiunto: «Benvenuti in politica!».

Questo non pregiudica le buone intenzioni ma dimostra che ogni teoria, ogni ideale, ogni inconfutabile tesi va poi sempre commisurata alla materialità delle cose reali. E ogni teoria, ogni ideale, ogni tesi e pure le buone intenzioni vanno esclusivamente giudicate dai risultati politici e dagli effetti sulla società. Niente di più, niente di meno!

Tag: , , , , ,