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C’è una Italia che non ha diritto di cittadinanza e di parola, che non può mostrarsi nella sua intimità familiare o difendere valori considerati desueti. Due episodi registrati nel giro di pochi giorni ci segnalano questa discrasia che assume toni allucinanti se non proprio ridicoli e che si innerva nelle misere beghe della politica e nel complesso dibattito pubblico.

Una Italia che le statistiche non registrano e i risultati elettorali non fotografano in tutta la sua articolata ma specifica identità e consistenza.

Una parte non residuale del Paese, infatti, pur non ripudiando questo tempo, si attesta però con orgoglio su posizioni considerate conservatrici e perciò ritenute desuete e passatiste e quindi passibili di dileggio e ironia.

Due episodi, seppur diversi per rilevanza e spessore, hanno portato all’esasperazione le anime belle del progressismo nostrano, già di loro quotidianamente in preda a convulsioni se il copione del perfetto democratico non viene militarmente adottato da ogni singolo cittadino.

Il primo riguarda Elisa Isoardi, noto personaggio televisivo, che ha avuto la colpa di farsi ‘immortalare’ mentre stirava le camicie di Matteo Salvini, suo compagno nella vita. Quale orrore! Che pena questa contadinotta piemontese che è in grado di sbrigare qualche faccenduola di casa!

Un così grande orrore che, nel giro di qualche minuto dalla pubblicazione delle foto, viene prima ricoperta da una caterva di insulti via social e poi sottoposta ad un fuoco di fila con considerazioni poco lusinghiere (e qui usiamo un eufemismo!) da parte di post-femministe e giornaliste di prima linea indignate per il «pericoloso passo all’indietro» sulla via della totale emancipazione della donna.

Qui, verrebbe da chiedersi (e da chiedere), se questa eventuale e assoluta emancipazione preveda che, nelle case di ogni singolo italiano, nessuno sbrighi più le faccende e magari venga assunta una colf filippina (come pure fanno in tanti di lorsignori), oppure si debba scaricare il tutto sui restanti componenti della famiglia… o infine non essere sbrigate proprio da nessuno.

D’altra parte afferriamo le intime e indirette connessioni cui conduce il ‘gioco’ dello showbiz per cui tutto viene dato in pasto al pubblico e quindi non sfugge che anche una normale attività casalinga possa sottostare alla regola commerciale e vieppiù consumistica. Tuttavia, la scelta della Isoardi, se da una parte può rientrare in questo schema, dall’altro si configura in modo più sottile di quanto si pensi e le precedenti affermazioni («una donna deve stare all’ombra del proprio uomo») segnalano una scelta di campo che non attiene a penose strategie di marketing.

Lei non sta rinunciando alla carriera o tantomeno vede tarpate le ali da un ingombrante compagno. Stanno entrambi ricalibrando i loro ruoli all’interno di una coppia dove uno dei due si gioca la partita da Presidente del consiglio e non da dirigente del Borgorosso Football Club. Non si tratta di rinunciare ma di alimentare le proprie carriere senza entrare a gamba tesa in quella del proprio compagno. Lo ha fatto con dignità la signora Renzi che ha continuato ad insegnare e a fare la mamma e la moglie senza per questo veder ‘sminuito’ il suo ‘essere donna’. Ha fatto un passo indietro rispetto all’ingombrante marito per poterne fare tre avanti e quindi essere ‘first lady’, e poi moglie… e poi mamma, ed infine insegnante.

Altra questione, quella del maxi manifesto di ProVita contro l’aborto, poi rimosso dopo una pervadente campagna di stampa e polemiche che hanno svelato quanto sia ipocrita la reiterazione del concetto di un mondo moderno democratico e liberale. E quanto, invece, sia palesemente reale e pericoloso professare idee che non risultino in linea con lo ‘spirito del tempo’. Perché non bisogna essere per forza d’accordo con le posizioni degli anti-abortisti per difenderli e stare, almeno sul caso specifico, dalla loro parte. Se tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, come costantemente ci viene ribadito dalla grancassa mediatica, non si capisce per quale motivo alcune posizioni possono essere sbandierate ai quattro venti e altre obbligate a contrarsi fino all’annichilimento e all’irrilevanza.

O meglio… li capiamo e li intendiamo bene!

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