Ma perché quelli di sinistra non riescono ad assimilare il fatto che quando le elezioni non sono loro a vincerle, non potrà accadere nulla di antidemocratico e tragicamente irreparabile per le libertà civili?

Ripetono, con malcelata morbosità, che i rigurgiti nazionalistici sono fuori tempo massimo e utopici nei fatti e nell’essenza, perché siamo ‘dentro’ l’Unione Europea e nei Trattati internazionali, legati alla Nato e stirati nelle acque del Mediterraneo come punto di riferimento per tanti Paesi che gravitano in quell’orbita geopolitica, e poi gridano non contro lo sciovinismo becero di cui pure taluni si macchiano, ma addirittura al fascismo e al nazismo?

 Perché questa loro ottusa perseveranza deve portarli a oltraggiare i vincitori di elezioni democratiche fino a paragonarli a neo-nazisti come hanno fatto in queste ore Asia Argento, il giornalista Zucconi, e decine di politici del Partito Democratico?

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In realtà, spiegazioni ve ne sarebbero. Queste truppe cammellate hanno una ossessione cromosomica per tutto ciò che non si inchini al progressismo e, d’altro canto, però, non hanno mai contezza del fatto che alla stragrande maggioranza degli italiani tali battaglie non importino il classico ‘fico secco’.

E infatti, come dimostrano gli ultimi venticinque anni, questa perversione che attiene più al campo psichiatrico che alla modesta patologia ottiene l’obiettivo contrario: riesce a far rinserrare le fila degli avversari che, pur diversi ed eterogenei, sentendosi pesantemente minacciati, vanno alla ricerca ossessiva dei punti di contatto tralasciando le differenze di coalizione.

 Questa orda di oracoli del catastrofismo (ma solo quando non è la sinistra al potere), rappresenta una minoranza, seppur organizzata militarmente, composta cioè dalla nota paccottiglia mainstream che riesce a monopolizzare il dibattito televisivo e giornalistico.

 La rinata violenza verbale, i toni incendiari e le mille dichiarazioni che si ricavano dai social segnalano non solo un nervosismo dovuto alla sconfitta, ma una regressione ad uno stato barbarico che è sempre latente e che si palesa, guarda caso, quando gli amici degli amici allentano la presa sul potere o lo perdono del tutto.

 Restano pesanti interrogativi sul futuro di questo governo, su non pochi punti programmatici, sulla inesperienza di tanti leader, sul fatto che essi cambino tattiche e strategie con una certa disinvoltura, e su varie altre questioni rilevanti. Ma tirare in ballo sempre gli stessi fantasmi del passato rende ridicoli oltre ogni misura chi si intesta questi moniti perentori.

 Se tutto andrà a scatafascio, sarà perché Salvini e Di Maio si dimostreranno degli incompetenti inadatti al ruolo. Nulla di più, nulla di meno. Dei tromboni che hanno cavalcato l’onda delle proteste in campagna elettorale e non hanno saputo ‘governare’ sia la rabbia che il malcontento, incanalando entrambe in una decisa ma regolata azione di governo. Ma questo lo vedremo. Per ora siamo certi di una sola cosa: il nazismo è morto e sepolto nel 1945 ma da allora c’è chi ripete a menadito sempre le rime della stessa poesiola.

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