Ecce homo è l’ultima e definitiva opera di Nietzsche prima della follia. Ed è paradossalmente anche quella su cui un principiante può posare lo sguardo per una piena comprensione della sua filosofia.

Attraverso una ricognizione retrospettiva, Nietzsche fornisce interpretazione dei suoi testi precedenti e, al contempo, adempie ad un doppio compito: essere preludio alla grande opera della trasvalutazione di tutti i valori e trapassare anche dal punto di vista personale in una forma superiore. Dice di aver scoperto la verità, di aver smascherato il cristianesimo ma, a sua volta, non vuole essere mascherato da superuomo: «ho paura che un giorno mi facciano santo».

Nelle lettere che scrive ai suoi amici, proprio mentre sta terminando la scrittura del libro, ridefinisce però la questione: «sarei in aperta contraddizione con me stesso se mi aspettassi di trovare già oggi orecchie e mani disposte ad accogliere le mie verità: che oggi non mi si ascolti, che non si voglia prender nulla da me, mi sembra non solo naturale, ma anche giusto». E infatti, non abbiamo di fronte il cadavere di un filosofo o uno che si erge sul piedistallo e ammira se stesso, ma un pensatore che procede verso una spirale conoscitiva superiore che si aggiunge e integra le precedenti. Un pensatore che intreccia la produzione filosofica con la propria esistenza e l’intera condizione del genere umano.

Sossio Giametta che è prefatore di una nuova edizione di Ecce Homo (Rizzoli, p.200, euro 12) coglie Nietzsche proprio da questa prospettiva perché qui non c’è solo una assertiva ripetitività ma uno schema di sviluppo e rigenerazione che vuole trovare un suo compimento.

Sentendosi vicino ad una scadenza anche personale, Nietzsche riordina e sintetizza ogni cosa, portando fin dove può la sua opera. Con inquietante nitidezza, legge e profetizza l’imminente rovina e si dà da fare per chiudere tutti i conti. E forse anche per dare sistematicità ad una filosofia che sistematica non potrà mai essere: «La sua opera – scrive Giametta – è una ricerca morale (…), una ricerca con base empirica e si serve, in ultima analisi, della psicologia e della poesia, non dunque dei concetti e della logica».

Il giorno prima di crollare sotto l’attacco della demenza è ancora intento a scrivere. Freme come un ossesso per dare una chiosa risolutiva e imporre una circolarità al tutto.

Ecce homo rimarrà per sempre il libro che chiude la sua opera ma anche la mappa che ci aiuterà a penetrarne le profondità.

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