Una storia in comune
Vi ringrazio di cuore, cari lettori, devo ammettere che non mi aspettavo tanto calore e tanta solidarietà. Mi avete dato moltissimi spunti che approfondirò, mi avete commosso con le vostre storie e il vostro coraggio. E scusatemi se non riesco a rispondere a tutti, per ora vi auguro la serenità che trasmette un campo di girasoli…
Volevo parlarvi delle raccomandazioni che l’Organizzazione mondiale della sanità, Oms, ha divulgato al World Cancer Day, la giornata mondiale contro il cancro, il 4 febbraio. E della nefasta previsione sul nostro immediato futuro: le persone che moriranno nei prossimi anni saranno 84milioni, ci si riferisce al periodo compreso fra il 2005 e il 2015: “Sarà così se non ci decideremo a cambiare il nostro stile di vita, se non la smetteremo di mangiare male, di ingrassare, fumare e non fare attività fisica“. Parole sante, le analizzeremo una per una. Ma ora vorrei raccontarvi una storia.
C’era una ragazza che si professava salutista, per diletto e non per costrizione. Le piaceva mangiare frutta, verdura, bilanciare le pietanze per non ingrassare. Detestava le merendine e il cibo-spazzatura dei fast food, per lei era normale leggere le etichette delle confezioni e scartare quelle con troppi conservanti. Odiava il fumo, non beveva superalcolici, soltanto un bicchiere di vino in compagnia. E infatti è cresciuta bene, senza disturbi o malattie. Le piaceva muoversi, a piedi, in bicicletta, fare ginnastica, nuotare. Stesso peso – etto più, etto meno – dal liceo all’età adulta. E nonostante questo, a 40 anni ha scoperto di avere un tumore al seno (senza il fattore familiarità, per giunta, ma qui si apre un altro capitolo).
Non vi invito a fregarvene delle raccomandazioni OMS, ci mancherebbe. Piuttosto ragioniamoci su: pensiamo a cosa è veramente sano mettere sotto i denti, esempio: frutto- maturato nella stagione giusta-su una pianta sana-concimata come Dio comanda- su un terreno bonificato da veleni dove pascolano e si nutrono le mucche- senza diserbanti eccetera eccetera. In genere il ragionamento scatena l’obiezione, “troppo lunga sta’ solfa, così non si vive più…”. Ecco, appunto, quanto a lungo vivrà l’uomo? Che eredità lasciamo a chi verrà dopo di noi?
Continuo la storia: la ragazza diventata adulta non si dava pace, non riusciva a capire perché si fosse ammalata di cancro. Non si chiedeva “perché proprio a me?”, ma “come ha potuto il tumore aggredirmi se ho sempre seguito uno stile di vita sano?”. Forse c’è qualcuno o qualcuna che si arrovella come lei, forse c’è qualcuno che si arrovella e basta… io nelle notti buie cercavo risposte su internet. Cercavo, cercavo, cercavo…
Era l’inizio di una storia come tante, ogni volta così personale eppure sempre uguale.