I diamanti che arricchiscono la chemioterapia
Ecco due scoperte recenti: i diamanti contro la chemio-resistenza e il bisturi tecnologico capace di riconoscere in tempo reale le cellule maligne. Sembra fantascienza, forse è solo un anticipo di futuro… che noi però salutiamo con la solita prudenza
Gli scienziati della Northwestern University di Evanston (Usa) avrebbero scoperto che piccolissimi diamanti sintetici (da 2 a 8 nanometri di diametro) funzionerebbero come spugne nel trattenere i farmaci curativi all’interno dell’organismo, 10 volte di più che in loro assenza. Un rilascio lento degli anti-tumorali contrasterebbe l’azione delle cellule neoplastiche aggressive, quelle che riescono a respingere i farmaci prima che abbiano effetto.
Lo studio guidato da Ho Dean è stato pubblicato su Science Translational Medicine. Le sperimentazioni sui topi in modelli di tumori al seno e al fegato hanno dimostrato l’effetto positivo dei “nano-diamanti”, considerati, tra l’altro, “vettori” economici e facilmente riproducibili.
Si deve invece a Zoltan Takats, ricercatore dell’università Semmelweiss di Budapest, il bisturi tecnologico. Collegato al computer, il bisturi, sarebbe in grado di riconoscere perfettamente il tessuto maligno da quello sano. L’invenzione, apprezzata dall’Harvard Medical School, rischia di non essere brevettata in Ungheria perché i finanziamenti all’università sono stati ridotti dal governo. Secondo l’agenzia Ansa che ha divulgato la notizia: “Takas dovrà portare la sua invenzione all’estero se non arriverà un finanziamento speciale di 100 milioni di fiorini (360mila euro)”